martedì 20 marzo 2012

FACCIO I SOLDI E DOPO NON DEVO SCAPPARE


  Intervista semi seria allo scrittore che ha fatto scalpore nelle librerie aretine!

Perché ti sei deciso a scrivere questo tipo di libro?

In realtà questo libro è un sottoprodotto della mia vita così mi piace definirlo. Nel senso che ho avuto la fortuna in trent’anni di attività professionale abbastanza variegata e multiforme di incontrare tante persone: imprenditori, professionisti, alcuni di successo e altri di minor successo e ho avuto modo di riscontrare indistintamente che tutti quelli che avevano avuto nella loro vita successo erano padroni di un certo tipo di approccio, ai fatti e alle circostanze della vita, mentre gli altri che non avevano avuto successo non possedevano questo tipo di approccio. Cerco di spiegarmi, fino a questo momento non ho trovato alcuna persona che abbia ottenuto risultati discreti e che fosse una persona: ansiosa, spaventata, depressa, triste, preoccupata, che non avesse creatività e che non avesse impegno. E’ anche vero che questo stato di fatto non porta alla certezza dei risultati perché, come tutti ben sappiamo, entrano in gioco fattori imponderabili che sono il caso e la fortuna e su questi ultimi ben poco possiamo fare.

A chi si rivolge questo libro e qual è il target dei lettori?

Chiaramente il tema economico viene dalla mia formazione professionale ma se lo guardiamo da vicino, coinvolge un po’ tutte le fasce di lettori che, applicando delle semplici regole ad un chiaro stile di vita, vi trovano immancabilmente delle utilissime opportunità. Credo che approcciarsi alla vita quotidiana di ognuno di noi con un sorriso, con impegno, con coraggio e senza timori porti inevitabilmente ottimi risultati e questo non solo dal punto di vista lavorativo.

Quali sono le regole base per ottimizzare la qualità economica della vita di un risparmiatore?

Esistono delle piccole e semplici regole che, consentitemi la battuta, sono quelle della nonna, nel senso che, per prima cosa non dobbiamo spendere più di quello che si guadagna ma anzi dobbiamo accantonare una parte del proprio reddito, questo perché non dobbiamo compiere il passo più lungo della gamba e perché seconda cosa, i debiti vanno fatti solo per gli investimenti, in quanto i debiti li paghiamo noi con i nostri soldi e anche se accendiamo un mutuo in banca, prima o poi arriverà il giorno che lo dobbiamo estinguere. Quindi sono regole banali dettate dal buon senso che ruotano su di un concetto fondamentale e che se tutti noi utilizzassimo porterebbero sicuramente degli ottimi risultati che non ci impedirebbero di guardare al futuro e soprattutto di non fare investimenti. I debiti intendiamoci non sono di per se stessi pericolosi se vengono fatti per investimenti, al contrario diventano preoccupanti se li tramutiamo nelle cosiddette spese correnti relative alla quotidianità del soggetto.

Permettimi di ironizzare sulla famosa “vacanza” che citi nel libro

Non c’è nulla di male se i denari sono spesi per una vacanza diventa una tragedia se una persona si indebita per andare in vacanza!

La natura del libro evidenzia nello scrittore una figura professionale fino ad oggi trascurata quale?

Certamente trent’anni di attività professionale piuttosto diversificata mi hanno consentito di vedere tante persone, tante situazioni, diverse tipologie umane, da quelle imprenditoriali a quelle aziendali. Perché ho definito questo libro all’inizio dell’intervista un mio sottoprodotto, proprio perché in realtà ho soltanto scritto quello che ho osservato e studiato nei rapporti umani, beh in piccola parte e con tutta onestà anche sperimentato personalmente.
Ritorno a ribadire il concetto cardine quale essere quello del giusto approccio alla vita e che risulta essere utile indistintamente in ogni situazione, sia che si parli di questioni aziendalistiche, a me più vicine, sia che si parli di fatti della vita.

In realtà tu sei professionalmente un commercialista e pare che questo libro sia un ottimo strumento anche per alcuni indirizzi di formazione

Nel passato mi sono dilettato a piccole attività di comunicazione con le televisioni e la stampa locale, questa mini pubblicazione, che mi sono peraltro divertito a stendere in otto sere, dato che ho scritto con semplicità concetti assolutamente nitidi e stampati nella mia mente, ha generato obbiettivamente una certa curiosità tra i lettori, tanto che mi stanno interpellando per dei corsi di formazione motivazionale di natura economica sia gli ordini professionali che le associazioni di categoria.
Rispondendo alla domanda iniziale, effettivamente emerge una figura distinta come quella del formatore economico. Sono dell’opinione, benché laureato, che la laurea non è un documento che attesta una benché minima capacità di natura imprenditoriale, quindi ritornando al formatore, quest’ultimo si distingue per essere una figura totalmente libera. Il formatore non è un’insegnante che ha un programma da sviluppare, il formatore è un individuo che costruisce e consolida i legami tra formazione e lavoro, qualifica e riqualifica le forze di lavoro mantenendole aggiornate. Il sottoscritto al contrario utilizza una rivisitazione personale come quella del dialogo socratico. Mi spiego, in aula fatte le presentazioni chiedo ai presenti di esprimere alcune riflessioni intorno ad un certo tema e a quel punto inizia un dialogo che ha il privilegio di non interrompersi sino alla fine del momento formativo.
Il formatore d’altra parte è una figura poliedrica: può essere un sacerdote, uno psicologo, un pedagogo, un sociologo o un’insegnate, però nessuna di queste figure è finalizzata agli aspetti dell’economia dell’impresa almeno per quanto conosca io. Ad esempio il formatore può essere quella figura che motiva il personale a fare squadra e ad essere più bravo e diligente; ma una persona che come me che si rivolge agli imprenditori e ai professionisti per aiutarli a ingrandirsi nel loro settore, forse con queste caratteristiche attualmente non se ne trovano così tanti.

Il libro si può inquadrare come una sorta di vademecum da portare sempre in tasca?

Personalmente ogni tanto me lo rileggo perché ahimè tutti i giorni non sono uguali …

Una cosa della quale sono fermamente convinto è l’utilità che si propone il libro, se come ovvio non è la promessa dei miracoli, credo che il lettore venga esortato all’azione, anche se come sappiamo, non esiste mai nulla di particolarmente certo o comunque occorre sempre che da parte dell’individuo venga intrapresa una qualunque azione nel quotidiano.

Non trovi che l’essere umano debba prendere prima coscienza di se stesso? Mi ricollego ai primi paragrafi, quando scrivi delle catene parentali e affettive, cioè alla forza di volontà del soggetto nell'abbandonare i condizionamenti subiti all’interno della famiglia.

Indubbiamente gli aspetti caratteriali hanno un forte impatto così come hanno una forte importanza gli aspetti motivazionali di natura etica perché ad esempio se una persona è convinta che l’etica della felicità sia una cosa serie e non sia una favola ha già fatto un grosso passo avanti. Le catene sostanzialmente sono quelle che abbiamo nella testa, tralasciando i casi patologici, ripeto che se un individuo riesce a fare il salto è perché volontariamente ha iniziato a costruire qualcosa di personale.

Credi che se tutti rispettassero queste semplici regole si potrebbe migliorare l’economia odierna almeno quella di ogni singolo risparmiatore?

Soprattutto ognuno di noi avrebbe un obiettivo perché ti tiene in spinta, in allerta, ti tiene più vivo, più sorridente, e di questo non esiste nessuna controindicazione neanche andandola a cercare.

Pensando al titolo del libro che poi è quello che inizialmente incuriosisce il lettore ti sei ispirato a qualcosa in particolare? Ricordo un titolo simile di un film di Woody Allen, regista che amo particolarmente: Prendi i soldi e scappa anche qui il personaggio tenta di dare ordine alla sua vita con un colpo da maestro …

http://youtu.be/BR-se3acxUg

Onestamente non mi ricordo quel film probabilmente mi è rimasto in mente ma non ne avevo coscienza.

Pensi che l’uso scorrevole e aneddotico del libro sia uno dei segreti del successo oppure è stato acquistato perché con poche regole il lettore è sicuro di realizzare ciò che hai scritto?

Il titolo incuriosisce ma fa anche arrabbiare, non è un libro che la fidanzata facilmente regala al fidanzato, forse perché noi uomini ci sentiamo spesso giudicati … al contrario è molto apprezzato dalle donne per una certa introspezione che mi sembra emerga con chiarezza. Un altro motivo che sto costatando è una certa curiosità su dei concetti relativi a una raccolta di pensieri abbastanza bene organizzati per un fine ben preciso. Ad esempio ho trovato persone di sesso femminile che hanno ritenuto il libro utile nei rapporti di coppia, c’è chi l’ha trovato simpatico, chi ci si è arrabbiato a morte perché si è sentito ferito, alcuni addirittura mi hanno tolto quasi il saluto … Sapevo in ogni caso che avrei scritto un libro che avrebbe fatto irritare, d’altra parte non sono tra le persone che cerca abitualmente il consenso ma anzi caratterialmente tendo alla libertà di espressione come volontà di confronto.

So che stai attivando un tuo sito personale a oggi i tuoi lettori dove possono ottenere spiegazioni?

Consideriamo che il libro è partito un paio di mesi fa e ha avuto dei risultati largamente superiori sia in termini di vendite sia in termini di interesse. Sto cercando di organizzarmi sfruttando anche gli attuali mezzi di comunicazione come il Web. Ad oggi c’è una pagina su Facebook che porta il mio nome e cognome mentre a breve ci sarà un mio sito dove riporterò un po’ di elementi tratti dal libro e dalle mie attività quotidiane e lavorative.

Dove si può acquistare?

Nelle librerie del centro di Arezzo, a Firenze presso la libreria Edison in piazza della Repubblica e prossimamente in e-book, perché la mia idea è quella di utilizzare tutti gli strumenti attualmente in possesso visto che sono più che convinto che l’utilizzo delle nuove tecnologie siano ormai all’avanguardia di altre ormai divenute obsolete. Farò di tutto affinché i contenuti multimediali siano fortemente innovativi e si discostino dal cartaceo.

Ci sarà un seguito?

Si senza dubbio anche perché le osservazioni dei lettori su questo libro sono interessantissime e talvolta anche spiazzanti. Se pensiamo che alla fine un libro è un’opera della creatività dell’ingegno umano e come tale non è tanto colui che lo ha scritto o che ha messo dei contenuti dentro ma chi lo legge e che trova dei contenuti. Certe volte parlando con le persone mi colpiscono le osservazioni che mi vengono fatte ad esempio: c’è chi l’ha trovato lungo, lento, veloce, certo è un libro che si legge in venti minuti.

Mi viene da pensare ai famosi book - crossing libri lasciati volontariamente in luoghi pubblici dove all’interno si spiega che quel libro non è stato perso o dimenticato ma lasciato lì perché altri possano condividerne la storia. Dentro si scrive il proprio nome e la propria città così tutti possono seguire il percorso di vita del libro.

Certo anche questa idea potrebbe essere una buona e consapevole azione di marketing pubblicitario.

Concludendo: una persona può definirsi ricca quando i redditi automatici derivanti dai suoi attivi superano le sue spese fisse di vita.

Il concetto di ricco a mio giudizio non è il concetto di chi guadagna moltissimo e spende moltissimo e poi alla fine si ritrova che non ha un euro in tasca, il concetto di ricco è quella persona in grado di avere dei redditi di natura automatica che possono derivare da redditi di locazione, da dividendi azionari, da interessi attivi, da diritti di autore e per i quali le persone non devono lavorare. Quando un tenore di vita normale è coperto da redditi di questo tipo “automatici” un individuo è a mio giudizio ricco. Tutto quello che viene in più è veramente una ricchezza che va a costruire altri attivi che aumentano i redditi dati dal buon senso. Prima si costruisce e si potenzia l’azienda poi si dispongono i lussi, prima il business e poi il resto. Guardando il mio caso, sulla base dell’euforia e della soddisfazione di questo piccolo successo ottenuto dal libro avrei potuto tranquillamente costituire una casa editrice e assumere persone, ecco avrei commesso un grande errore: prima scopro e analizzo le potenzialità effettive che riguardano le mie capacità conseguenti ad un’adeguata risposta del mercato dopodiché capisco come mi dovrò articolare. Sono concetti assolutamente diversi ma semplici da acquisire. Prima le fonti di reddito poi ci strutturiamo. Se dovessi aprire un bar o un’altra attività, prima incrementerei l’interesse verso la mia attività, dopo qualora avessi notato un certo interesse, mi convincerei ad aprire il bar, mai fare il contrario restando in attesa degli avventori!

© Barbara Rossi 2012



 
                                                             http://faccioisoldiedoponondevoscappare.wordpress.com/about/

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