Da qualche mese la Galleria Comunale
d’Arte Moderna di Arezzo dedica una mostra all’artista Giorgio Vasari
(1511-1574), con proroga fino al 2 marzo 2025. Personaggio erudito, non meno che eclettico, Giorgio Vasari fu un
uomo poliedrico che seppe imporsi sullo scenario politico e artistico della
città di Arezzo, già salita agli onori a metà del XV secolo con gli affreschi
lasciati da un altro grande artista quale fu Piero della Francesca (?-1492).
Il percorso visivo si snoda lungo i due
piani dell’edificio ed è come sfogliare un manuale di arte moderna, così che
anche il visitatore, il più inesperto, possa cogliere quegli spunti salienti
che fecero di quel secolo l’età d’oro di questa città.
Apre la mostra il Ritratto di
Francesco I de’ Medici eseguito da Agnolo Bronzino (1503-1572), pittore
della prima maniera formatosi nella bottega fiorentina di Jacopo
Pontormo (1494-1556). Da segnalare sempre dello stesso artista, l’Allegoria
della Felicità pubblica (1567-1568) vicina ai modi dell’Allegoria del
Trionfo di Venere (1540-45), custodita alla National Gallery di
Londra.
Anche la scoperta, intorno al 1492, del
“nuovo mondo” non fece che sottolineare nell’individuo la perdita di antiche
certezze, provocando quel senso di estraniamento e vuoto esistenziale più
profondo e incolmabile. A questo riguardo, cito l’opera con l’Alabardiere (1530
o 1537), di Pontormo, conservata al Getty Museum di Los Angeles dove
quegli occhi fissi, spaesati e in cerca di un’altrove, sono espressione di una
precisa condizione umana.