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venerdì 18 ottobre 2024

Manifesto dell’associazione Navdanya International. Per una resistenza alimentare e agricola





Il link che segue è il Manifesto diffuso dall’associazione Navdanya International, per una resistenza alimentare e agricola che parta dal basso e si lasci alle spalle ogni forma di sfruttamento, del Pianeta e degli esseri umani. Food for Health è il titolo: cibo per la salute. Non a caso, certo. 

Il cibo è il principale “strumento” che l’uomo ha per mantenere in salute sé stesso, la terra e tutti gli esseri viventi. E, naturalmente, si può trasformare in strumento di “morte” e devastazione se fasullo, contaminato, artificiale e monopolio delle multinazionali. Utilizziamo, dunque, questo Manifesto di conoscenze e di intenti come un vero e proprio “grimaldello” per far saltare paradigmi ormai non più giustificabili (se mai lo sono stati).

                                                                            
                                                                          Link

venerdì 20 settembre 2024

IL CIBO DELL’UOMO. La via della salute tra conoscenza scientifica e antiche saggezze

 

Estratto dal libro: “Il cibo dell’uomo” (2015) di Franco Berrino, medico, patologo, epidemiologo, presidente dell’associazione “La Grande Via”, già direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ha promosso lo sviluppo dei registri tumori in Italia e in Europa, grandi studi per indagare il rapporto fra stile alimentare, livelli ormonali e successiva incidenza del cancro e sperimentazioni sullo stile di vita per prevenire l’incidenza del cancro al seno e delle sue recidive (progetti DIANA).

                                                                     


Nella medicina tradizionale cinese le carni sono considerate gli alimenti tonificanti per eccellenza, tonificano il Qi e nutrono il sangue, sono considerate particolarmente efficaci in chi ha malattie debilitanti, ma devono essere assunte con moderazione perché essendo toniche creano facilmente eccessi, stasi; una persona sana dovrebbe assumerne solo saltuariamente.

Anche nella nostra tradizione medica le carni erano raccomandate, in tempi in cui il loro consumo era eccezionale (praticamente fino alla metà del secolo scorso), a chi doveva superare una malattia. Poi, nella seconda metà del secolo, il consumo di carne è cresciuto fino a minacciare seriamente la salute dell’uomo e del pianeta.

A fine ottobre del 2015 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità annuncia di aver classificato il consumo di carni rosse come probabilmente cancerogeno per l’uomo.

La notizia è stata presa molto male in ambienti economici, sanitari e giornalistici. I titoli in prima pagina riflettono ignoranza e conflitti di interesse.

martedì 13 agosto 2024

L’invasione del cibo industriale e del cibo spazzatura

 

Articolo della Dottoressa Mira Shiva, coordinatrice del progetto Initiative for Healt & Equity in Society e membro fondatore di Doctors for Food Safety & Biosafety 




 

Il cibo non è soltanto un mezzo per mettere a tacere la fame, è anche qualcosa di importante che dà conforto e gratificazione emotiva, se preparato e servito con amore. Il cibo è necessario per lo sviluppo fisico e mentale dei bambini, ci fornisce il sostentamento di cui abbiamo bisogno e soddisfa le nostre necessità nutrizionali, a patto però che sia bilanciato, sicuro e adatto alle differenti fasi della vita. 

Malnutrizione, sovrappeso e obesità

L’aumento del consumo di cibi ultra-lavorati nei paesi in via di sviluppo ha raggiunto il suo massimo dopo la diffusione, quasi ovunque, delle politiche neoliberiste; ed è stato praticamente imposto, aprendo ogni canale alle importazioni di alimenti industriali attraverso la riduzione dei dazi e favorendo l’ingresso dell’agroindustria nelle catene alimentari. Ciò non ha solo modificato le abitudini di consumo, ma ha anche portato alla perdita sistematica di opzioni alimentari più salubri che prima esistevano.

Per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e per eliminare gli ostacoli che frenano il miglioramento della salute pubblica, occorre non solo conoscere bene i fattori di rischio e i determinanti socio-economici di salute, ma anche saperli gestire ai fini dello scopo.

La lista che segue elenca alcuni dei più importanti determinanti socio-economici:

·     Povertà

·     Accordi

·     Politiche agricole e dei trasporti

·     Attività delle multinazionali

Sono questi che influenzano l’alimentazione e l’apporto di nutrienti e rappresentano i più preoccupanti fattori di rischio. La difficoltà di accesso al cibo, la perdita di nutrienti essenziali e di alimenti sicuri e biodiversi conducono alla fame, alla sottonutrizione e alla malnutrizione. Il cibo prodotto come conseguenza dei determinati di cui sopra porta a eccessi proteici, a un consumo di proteine non di buona qualità e alla perdita di micronutrienti e minerali.

sabato 13 luglio 2024

Solo il cibo vero è salute

 Secondo articolo inerente al libro: Cibo e Salute 

Dottor Franco Berrino, già direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Correttiva dell’Istituto dei Tumori di Milano e presidente dell’associazione La Grande Via  


 

Gli allevamenti intensivi, le monocolture e l’impatto sul Pianeta

Oggi, comunque, il problema principale legato alla carne rossa è il danno che gli allevamenti intensivi causano al pianeta e all’ecosistema. Questo tipo di produzione è una componente importante dell’effetto serra, dell’inquinamento del suolo e del consumo di acqua. Inoltre, è un fattore estremamente impattante sul problema della fame del mondo, perché per produrre una caloria di carne si consumano 10-15 calorie in cibo vegetale, che potrebbero essere consumate dagli esseri umani. Oggi i bovini, ad esempio, non si cibano più di erba, che non è un alimento adatto all’uomo, ma consumano invece fondamentalmente cereali e legumi, cioè mais e soia, che potrebbero sfamare intere popolazioni. L’allevamento intensivo è quindi energivoro, consuma materie prime preziose e la resa non compensa quanto consumato; è dunque un sistema perdente, profondamente svantaggioso e distruttivo.

Non solo. La iper produzione di carne danneggia le popolazioni povere, alle quali viene sottratta la terra coltivabile per fare spazio ai grandi allevamenti, che hanno bisogno di ampie estensioni di terreno, e alle monocolture che poi andranno a sfamare quegli animali. A rimetterci sono i contadini, che invece potrebbero vivere di ciò che la terra produce e potrebbero anche vendere la produzione vegetale in esubero per contribuire a sfamare altre persone.

Laddove ci sono enormi distese di monocolture, si riducono l’agricoltura di prossimità e di sussistenza.

Un esempio sul quale riflettere può essere quello della Costa d’Avorio. All’inizio degli anni Settanta si percepiva un benessere generalizzato: tutti i bambini andavano a scuola, la fame non esisteva e l’economia era basata su caffè, cacao, caucciù e legname. Poi, negli anni Novanta, è arrivata la guerra tra il Nord e il Sud. E allora le comunicazioni, le esportazioni e il commercio si sono interrotti ed è arrivata la fame; i bambini morivano, non c’era da mangiare, si era rotto un equilibrio fragile che si basava sulla resa economica di monocolture che però non producevano alimenti commestibili. È questo ciò su cui occorre riflettere per cambiare paradigma.

Ci sono ampie aree in Africa dove la terra serve per produrre foraggio per gli animali, quindi è evidente che il danno generato dal consumo di carne è ancora più grave dell’impatto negativo che la bistecca può avere sul nostro intestino.

martedì 9 luglio 2024

CIBO E SALUTE. Manuale di RESISTENZA ALIMENTARE

Pubblico, in un breve ciclo di post, alcuni articoli estratti da questo libro, nel quale si affrontano i rischi che andiamo incontro se continuiamo a perseguire un'alimentazione sbagliata e quanto danno ancora arrecheremo all'ambiente. 

Nell'ultimo post sarà visibile il link per la lettura, nella versione italiana, del Manifesto "Food for Healt"



Vandana Shiva, fondatrice e presidente di Navdanya International

 

Oggi viviamo una situazione di assoluta emergenza planetaria, i suoli sono contaminati da sostanze chimiche, la biodiversità ha subito e sta subendo una devastazione senza precedenti, la produzione del cibo risponde a logiche economiche, industriali e di sfruttamento. Tutto ciò rappresenta evidentemente una grande minaccia per il futuro del nostro pianeta e degli esseri umani. Occorre allora individuare e perseguire la via per garantire il benessere della terra, la salubrità del cibo, l’utilizzo sostenibile delle risorse e il rispetto della biodiversità. La salute dell’uomo verrà di conseguenza.

Ciò di cui abbiamo tutti bisogno su questo pianeta è una transizione agro ecologica, dove per agroecologia è da intendersi il modello, sperimentato in India, il mio paese natale, che applica, sì, tecniche e sistemi di colture basati su principi ecologici nel rispetto dell’ambiente, ma che è anche una visione della vita, basata sul concetto di integrazione tra il genere umano e la natura.

La civiltà indiana si è evoluta e si è sostenuta per migliaia di anni ponendo al centro della sua agricoltura e del suo sistema sanitario la salute, la felicità e il benessere della Terra, di tutti i viventi e di tutte le persone.

Il motto Sarve bhavantu sukhinali, cioè “possano tutti i viventi essere felici”, è la nostra filosofia e l’obiettivo che guida tutte le scienze, le tecnologie e le conoscenze. La scienza vera si basa sul riconoscimento delle interconnessioni e delle interrelazioni fra gli esseri umani e la natura, fra organismi diversi e all’interno di tutti i sistemi viventi, compreso il corpo umano. In Oriente questo approccio ha favorito lo sviluppo di una scienza ecologica e sistemica, non frammentata e riduzionista come in Occidente, benché anche in India abbia preso piede negli ultimi decenni l’approccio meccanicistico più occidentale, generando contraddizioni e non pochi problemi.

Per la cultura indiana, le tecnologie sono strumenti. E gli strumenti devono essere giudicati secondo criteri etici, sociali ed ecologici; strumenti e tecnologie non sono mai stati considerati autoreferenziali, bensì giudicati nel contesto del loro contributo al benessere di tutti.

In India, le scienze ecologiche dell’agricoltura, del cibo e della salute si sono evolute come sistemi avanzati di conoscenza per migliorare il benessere collettivo.

I doni dell’India per la salute del mondo sono due scienze che si possono definire sistemiche: quella dell’agricoltura ecologica-biologica e quella dell’ayurveda intesa come scienza della nutrizione più avanzata, basata su cinquemila anni di tradizioni di cui si è dimostrata la salubrità.

venerdì 6 luglio 2018


Rimarrà aperta fino al 22 luglio nelle sale di Palazzo Strozzi a Firenze, la mostra ideata da Luca Massimo Barbero dal titolo: Nascita di una Nazione. Tra Guttuso, Fontana e Schifano.

Una carrellata di ottanta opere, che hanno come scopo specifico, quello di ripercorrere i tratti salienti che hanno caratterizzato il panorama italiano, dall’Unità d’Italia agli anni della contestazione sessantottina. Una storia visiva composta da opere, video e installazioni dei principali artisti, che hanno apportato con al loro ricerca, quel cambiamento di gusto, di genere e di costume espressi nell’arte, nel cinema, nella moda, nella cronaca, nella politica della società italiana. 
Inizia il percorso il grande quadro con La battaglia di Ponte dell’Ammiraglio (1955), del realista Renato Guttuso. Un’opera inerente all’Italia del Risorgimento, che sta a simboleggiare un secondo rinnovamento identificato nel secondo dopoguerra.  Subito dopo Il comizio (1950) di Giulio Turcato (che poi è l’emblema della mostra), fu una tra le opere che andarono in mostra nel 1948 a Bologna nella “Prima mostra nazionale d’arte contemporanea”, suscitando scandalo e aprendo un aspro dibattito sulle pagine dei giornali. Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano su Rinascita parlò di “cose mostruose, scarabocchi”. In realtà l’arte moderna, in quel periodo, iniziò a prendere strade diverse. Staccandosi da un figurativo non più funzionale per quell’epoca, si avviava verso una nuova interpretazione del culto delle immagini e dei contenuti, racchiusi nel simbolo, e adesso studiato in funzione metalinguistica. Parte da qui la ricerca di Giulio Turcato, il cui frammento ideale contenuto nel simbolo, non è altro che l’espressione in forma triangolare delle bandiere con il loro svettare fino agli estremi lembi della superficie della tela, così come gli striscioni bianchi che vi si frappongono orizzontalmente e le linee curve e ondeggianti che lasciano intendere la presenza di migliaia di persone. Gli fa eco Stars, l’opera di Franco Angeli, su cui riproduce (come se fossero tanti stampi in una volta che assomiglia ad un firmamento) la falce e il martello, logo realizzato qualche anno prima da Guttuso per il Partito Comunista. L’opera ricca di significati, si moltiplica nel segno, mostrando anche la non estraneità dell’artista ai fatti americani intorno alla nascente pop art Warholiana. Il quadro battuto dalla casa d’aste Sotheby’s di Milano nel 2016, ha totalizzato il record di 87,000 euro.

martedì 22 maggio 2018

L'Eterno e il Tempo tra Michelangelo e Caravaggio


Dopo il successo invernale della mostra sul Cinquecento tenutasi a Palazzo Strozzi, eccone il proseguimento storico-temporale nell'allestimento ai Musei di San Domenico a Forlì. Un’esibizione di opere di alto livello che si ricongiungono a quell'insieme di idee e fatti storici, focalizzati nella mostra fiorentina appena conclusasi. Una tra le novità che difficilmente ci vengono offerte, quando andiamo per mostre, è indubbiamente quella di trovare le pale pittoriche riallestite dentro una sorta di spazi immaginativi, che ne possano tuttavia rievocare il contesto, e quindi gli altari primigeni entro i quali furono pensate e progettate. Il visitatore infatti si calerà dentro l’osservazione delle tavole, spostandosi agevolmente nella grande sala, ad aula unica, della chiesa domenicana di San Giacomo Apostolo. Seguendo il filo logico artistico, apre la mostra il grande arazzo su cartone di Raffaello Sanzio, elaborato dalla Manifattura di Pieter van Aelst oggi ai Musei Vaticani (Bruxelles 1515-1519)

domenica 5 novembre 2017

**Escher. Oltre il possibile**


                                           

A Pisa è stata inaugurata da poco la mostra curata da Stefano Zuffi “Escher. Oltre il possibile” presso le sale BLU | Palazzo d’arte e cultura con chiusura fissata al 28 gennaio 2018. Una selezione di oltre cento opere comprendenti: xilografie, acqueforti e mezzetinte del famoso incisore olandese Maurits Cornelis Escher (1898 – 1972). L’esposizione si articola in nove sezioni: Volti, Animali, Oggetti e Riflessi, Geometrie e Ritmi, Paesaggi, L’artista, Architetture fantastiche, Nature e Autoritratti. Il visitatore avrà così modo di ripercorrere la sua carriera fin dai primi anni venti quando già diciannovenne si esercitava nelle prime incisioni su linoleum utilizzando nella composizione dello sfondo una serie di righe verticali, memore degli studi geometrici portati avanti dal gruppo olandese “de Stijl” e successivamente riprese dal movimento della “op art”. (cfr. l’incisione Ritratto di Jetta del 1925). 

venerdì 22 settembre 2017

Francesco Rustici detto Il Rustichino, caravaggesco gentile e il naturalismo a Siena





Chiuderà a fine mese questa bella iniziativa intitolata: Il Buon Secolo della pittura senese. Dalla Maniera moderna al Lume Caravaggesco. Promossa da vari enti territoriali tra i quali il Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali e l’Università degli Studi di Siena e allestita nelle sedi espositive di Montepulciano, San Quirico d’Orcia e Pienza. In questo articolo mi soffermerò sulla terza sezione, dedicata a: Francesco Rustici detto Il Rustichino, caravaggesco gentile e il naturalismo a Siena, curata da Marco Ciampolini e Roggero Roggeri.

mercoledì 12 luglio 2017

Il buon secolo della pittura senese. Dalla maniera moderna al lume caravaggesco.





Prorogata fino al 30 settembre 2017, la mostra intitolata Il buon secolo della pittura senese, uno stimolante itinerario artistico che si snoda tra Montepulciano, all’interno del Museo Civico, Pinacoteca Crociani, con opere di Domenico Beccafumi. A San Quirico d’Orcia con la mostra dal titolo: Riflessi della pittura senese negli ultimi decenni della Repubblica, presso il Palazzo Chigi Zondadari, visibili opere di Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma e di Bartolomeo Neroni in arte Riccio; ed infine a Pienza, al Conservatorio San Carlo Borromeo, con l’esposizione dei dipinti di Francesco Rustici detto il Rustichino, caravaggesco gentile. Un lasso di tempo utile per riannodare i trascorsi della pittura senese; che si estende dagli inizi del Cinquecento, attraverso gli esordi della maniera moderna senese, con l’attività del giovane Beccafumi, lungo il cammino segnato dalla caduta della Repubblica (1530) e dalla Controriforma (1545 – 1563) con le opere del Sodoma; fino a comprendere quegli artisti, come il Rustici, che si seppero aprire alle novità di metà Seicento, apportate dal naturalismo di Michelangelo Merisi da Caravaggio.

giovedì 23 marzo 2017

La centralità della tradizione nelle opere di Rodolfo Meli alla Galleria d'arte Moderna di Arezzo




Da qualche settimana è stata inaugurata la mostra “Il guardiano del sonno” di Rodolfo Meli, curata da Carlo del Bravo e Grazia Badino, presso la Galleria Comunale di Arte Contemporanea di Arezzo che rimarrà aperta fino al 17 aprile p.v. Una selezione di opere tra le quali spicca la grande tela intitolata Il buon governo (2003), in collezione privata e di cui la scrivente, in occasione della pubblicazione del catalogo della raccolta, ne sta redigendo la scheda riassuntiva. Ma vediamo più da vicino i momenti caratterizzanti di questo artista.      

Conclusi gli studi negli anni ’70 presso l’Istituto d’Arte di Firenze; il giovanissimo Meli intraprende la carriera pittorica, portando avanti quell’idea di classicismo, maturata dallo studio delle grandi opere, all’interno del contenitore artistico del XX secolo. Attingendo inizialmente dalla Pittura metafisica, lasciata da Carlo Carrà, Meli ha modo di concentrarsi a quel recupero desunto dall’antichità, oltre che nella ricerca e nell’elaborazione di una figura stilizzata ma concreta su di un piano prospettico. Un modello archeologico puro, che sulla scia del concetto che si ha della metafisica, va oltre l’apparenza effettiva della realtà e del tempo.

mercoledì 15 febbraio 2017






Dall’11 febbraio al 5 marzo 2017 all'interno della Casa Museo Ivan Bruschi di Arezzo si possono visionare 37 disegni dei migliori fumettisti del panorama italiano, ritraenti alcune delle band più famose che si sono alternate sul palco, nei trent'anni di Arezzo Wave Love Festival. La mostra si snoda con quattro sezioni. Nella prima sala, sono accorpati più disegni dello stesso autore, tra cui tre tavole ispirate al cantante Jovanotti & Collettivo Soleluna e al gruppo con Elio e le Storie Tese, eseguite dal fumettista Lelio Bonaccorso. Una tecnica che riflette molto da vicino il collage grafico. Passando alla sala successiva, sono esposti i ritratti di David Byrne e dei Negazione, disegnati dalla mano dell’aretino Luca Ralli. Quest’ultimo sperimentatore della tecnologia applicata al web e al video, da sottolineare per la crescita di questo artista, la proficua collaborazione con lo sceneggiatore ed umorista Stefano Benni. 

giovedì 26 gennaio 2017

Nuovo Astrattismo opere di Angelo Rinaldi a cura di Barbara Rossi

Quarto appuntamento negli spazi espositivi delle Sale Rosse presso il Museo Ivan Bruschi di Arezzo. Visibile fino al 7 marzo, la mostra dal titolo Nuovo Astrattismo dell’artista padovano Angelo Rinaldi, realizzata con il sostegno della condotta Slow Food Arezzo e Val Tiberina, che ha programmato per l’occasione, due degustazioni nelle giornate di domenica 29 gennaio con un aperitivo serale e con un brunch nella domenica successiva; come sempre prodotti del territorio a Km0 nel rispetto del tradizionale slogan: buono pulito e giusto.



Un titolo interessante per una mostra tutta da scoprire, che affonda le sue radici già dal significato del termine Astrattismo -  intendendo, in pittura e non solo, la ricerca essenziale e ristretta della forma pura, attraverso il tramite dei colori e delle strutture lineari - . Avanguardia artistica che in Italia coincise con le opere di alcuni artisti, tra i quali Mario Radice (1898 - 1987) e Manlio Rho (1901 - 1957), in Olanda, attraverso il neoplasticista Piet Mondrian (1872 - 1944) e in Russia con Kazimir Severinovič Malevič (1878 - 1935), pioniere dell’astrattismo geometrico, confluito poi nel movimento del Suprematismo. Da queste premesse nasce il Nuovo Astrattismo, che si concentra sull'armonizzazione di colore, linea, e forma tenendo in considerazione, non solo l’aspetto plastico ma anche i risultati, ottenuti dalla lavorazione di altri materiali come: l’acciaio, il bronzo o il vetro, tutti elementi impiegati in quel distinto contenitore, appartenuto alle arti applicate e all'oreficeria poi espresso nel design industriale.    

sabato 23 luglio 2016

Una lettura del Colle del Pionta attraverso i manoscritti di epoca medievale



A sx una cartapecora del Messale del Pionta f.62r Biblioteca Apostolica Vaticana.
A dx una cartapecora del manoscritto 363.III.3a Biblioteca della Città di Arezzo.

Il Colle del Pionta o Duomo vecchio sta ad indicare quel fitto e ricco complesso di edifici a carattere cultuale e non, eretti durante i secoli e portati avanti nell’epoca medievale dall’autorità vescovile.
Ad oggi gli scavi sono ripartiti con l’impegno di Mauro Mariottini, presidente dell’associazione Academo, che promuove ed è concessionaria dei lavori, degli archeologi delle varie Università e con il sostegno dei volontari. A tale proposito vorrei riannodare, con alcuni articoli, questo pezzo di storia che negli ultimi secoli è purtroppo rimasto scollegato nella viva memoria cittadina ma che da questo Colle trae le sue origini.

sabato 4 giugno 2016

Riflessioni intorno alla mostra: Piero della Francesca. Indagine su un mito. Forlì






Vale la pena programmare una visita più che approfondita a questa mostra dal titolo “Piero della Francesca. Indagine su un mito”, ancora attiva all'interno dei Musei di San Domenico di Forlì. Una collezione di opere che ci aiutano a comprendere la riscoperta di questo grande artista, caduto nell'oblio per alcuni secoli e poi rivalutato tra Otto e Novecento. Ed è proprio questo il filo conduttore della mostra, che ha come pretesto, quello di indagare la portata della sua opera, attraverso le indicazioni e lo studio di alcuni autorevoli critici della storia dell’arte moderna, fra i quali Bernard Berenson, Adolfo Venturi e in particolare Roberto Longhi. Da apripista alla mostra un’opera pregevole, la scultura marmorea del Busto di Battista Sforza realizzata intorno al 1472 – 1475 dallo scultore Francesco Laurana. Moglie di Federico da Montefeltro, il calco fu probabilmente desunto da un ritratto postumo della donna, morta il 6 luglio 1472. L’opera oltre ad indicare i rapporti stringenti che l’artista ebbe con i duchi di Urbino, ha la funzione di richiamare alla mente del visitatore il Doppio ritratto dei Duchi d’Urbino eseguito da Piero e conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze. Sempre ispirata a Battista Sforza è l’altra opera, il piccolo dipinto di CarloCarrà, esposto poco più avanti: L’amante dell’ingegnere (1921) con il quale l’artista chiuse quell'intensa stagione metafisica insieme a Giorgio De Chirico.

lunedì 21 marzo 2016

I Tarocchi Visconti - Sforza e i Tarocchi Cary-Yale





In occasione della mostra: "Anime e Tarocchi" dell'artista Massimo Biondi presso l'Atrio d'Onore della Provincia di Arezzo, dal 1 al 18 aprile con VERNISSAGE IL 2 APRILE IN CONCOMITANZA CON LA FIERA ANTIQUARIA. 
Vorrei segnalare questo articolo inerente agli antichi mazzi di Tarocchi ancora esistenti.  

I Tarocchi Visconte di Modrone o detti Cary-Yale (poiché conservati presso la Biblioteca dell’Università di Yale, U.S.A) sono un gruppo di 67 carte, dipinte a mano e ricoperte da una lamina d’oro finemente lavorata a bulino. Emblemi della famiglia Visconti come: la corona con i rami di alloro e di palma, i motti A bon droyt (“a buon diritto”) e Phote mante (cioè il faut mantenir, “bisogna mantenere”) sono impressi consequenzialmente su ciascuna carta. Come nota lo storico Giordano Berti, tutte le carte di Denari portano incisa ora l'una, ora l'altra faccia del fiorino d'oro fatto coniare dal duca Filippo Maria Visconti nel 1442. Il fiorino restò in uso fino al 1447, quando il duca morì e il governo di Milano passò alla Repubblica Ambrosiana. In quello stesso anno fu coniata una nuova moneta, l'ambrosino d'oro, utilizzato fino al 1450. Dunque, l'epoca di realizzazione dei Tarocchi di Yale è certa: tra il 1442 e il 1447. La realizzazione pittorica, in base all'antica testimonianza di Pier Candido Decembrio, biografo del duca, andrebbe attribuita a Michelino da Besozzo. Merita una segnalazione la carta degli Amanti, dove viene raffigurato un baldacchino con gli stemmi dei Visconti e dei Savoia, forse allusione alle seconde nozze di Filippo Maria Visconti con Maria di Savoia, nel 1428.

giovedì 17 marzo 2016

******I TAROCCHI DI SOLA - BUSCA *********






In occasione della mostra dell’artista Massimo Biondi intitolata: Anime e Tarocchi presso l’Atrio d’Onore della Provincia di Arezzo (1-18 aprile 2016) con vernissage il 2 aprile, vorrei parlare, attraverso un paio di articoli, su quella che è la storia, a mio avviso affascinante, dei tarocchi. In questo primo articolo ho raccolto una serie di appunti riguardo ad un mazzo di carte recentemente acquistato dalla Pinacoteca di Brera.

Nel 2009 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, esercitando il diritto di prelazione, ha comprato il più antico mazzo (1491) di tarocchi italiano (78 carte) noto come tarocchi di Sola - Busca dal nome dei suoi ultimi proprietari. Il mazzo, completo e colorato è considerato il più vecchio al mondo, accanto a quello purtroppo incompleto, realizzato a suo tempo per i Visconti e acquistato dallo Stato nel 1971.
I tarocchi di Sola – Busca furono originariamente pensati per il gioco di corte, quindi per il circolo umanista che sovente si radunava all’interno delle corti rinascimentali. Un gioco considerato da intellettuali che non veniva mai sanzionato dalle leggi in vigore, proprio perché non ritenuto gioco d’azzardo, anzi molto spesso raccomandato come passatempo quotidiano.
Dobbiamo aspettare il XVIII secolo, quando in Francia viene assimilato nel gioco dei tarocchi anche l’aspetto divinatorio, quando in un momento particolare della cultura francese, trovò spazio uno smisurato interesse per il mondo esotico dell’antico Egitto, collegato non solo ad una vasta simbologia ma via via definito e compendiato con la nascente Massoneria. Alcuni studiosi di quel periodo, ipotizzarono anche la possibilità che proprio nei tarocchi vi fosse inserito il libro del dio egizio Thot, conosciuto come Ermete Trismegisto, l’autore del Corpus hermeticum: una collezione di scritti dell’antichità, che rappresentava la fonte di ispirazione del pensiero ermetico e neoplatonico rinascimentale. Libro che dal ‘700 si è persa ogni traccia, ma che gli studiosi del tempo, ribadirono con certezza, che tutte le conoscenze del libro di Toth siano giunte fino a noi attraverso le carte dei tarocchi e che sarebbe bastato dare solo una precisa chiave di lettura per poter arrivare all’esatta interpretazione.

venerdì 22 gennaio 2016

Metafisica e avanguardie, Giorgio de Chirico e l'arte



Fino al 28 febbraio 2016 al Palazzo dei Diamanti di Ferrara si tiene un’interessante mostra su Giorgio de Chirico intitolata Metafisica e Avanguardie. Si tratta di un’esposizione di opere eseguite tra 1915 e il 1919, il cosiddetto periodo metafisico dell’artista, quando il pittore, ritornato da Parigi, soggiornò per un breve tempo a Ferrara. Il percorso espositivo corredato da approfondite didascalie, si snoda attraverso un interessante carteggio tra artisti e poeti, esemplare la corrispondenza con il poeta Guillaume Apollinaire. In effetti de Chirico e non solo, ma anche l’ambiente parigino, crearono vicendevolmente una sorta di osmosi con alcuni personaggi famosi, come le ricerche compiute in quegli anni da Pablo Picasso e dei cubisti, dal critico d’arte e pittore Maurice Raynal o dal mercante d’arte Paul Guillaume, colui che intratteneva affari anche con altri artisti italiani come Amedeo Modigliani. Da quell’esperienza de Chirico ne approfondirà alcuni richiami, sciogliendoli con echi desunti dalla pittura di due grandi artisti: il poeta e pittore Gustave Courbet e dei suoi paesaggi, per il quale nutriva una profonda ammirazione e ancor prima con i testi pittorici ripresi dal tedesco Arnold Böcklin.

 L'IPOCRISIA DEL SISTEMA. "UNA TRAGICOMMEDIA" Ancora una volta ho il piacere di prendere un caffè con la prof.ssa Morra e in q...