giovedì 26 gennaio 2017

Nuovo Astrattismo opere di Angelo Rinaldi a cura di Barbara Rossi

Quarto appuntamento negli spazi espositivi delle Sale Rosse presso il Museo Ivan Bruschi di Arezzo. Visibile fino al 7 marzo, la mostra dal titolo Nuovo Astrattismo dell’artista padovano Angelo Rinaldi, realizzata con il sostegno della condotta Slow Food Arezzo e Val Tiberina, che ha programmato per l’occasione, due degustazioni nelle giornate di domenica 29 gennaio con un aperitivo serale e con un brunch nella domenica successiva; come sempre prodotti del territorio a Km0 nel rispetto del tradizionale slogan: buono pulito e giusto.



Un titolo interessante per una mostra tutta da scoprire, che affonda le sue radici già dal significato del termine Astrattismo -  intendendo, in pittura e non solo, la ricerca essenziale e ristretta della forma pura, attraverso il tramite dei colori e delle strutture lineari - . Avanguardia artistica che in Italia coincise con le opere di alcuni artisti, tra i quali Mario Radice (1898 - 1987) e Manlio Rho (1901 - 1957), in Olanda, attraverso il neoplasticista Piet Mondrian (1872 - 1944) e in Russia con Kazimir Severinovič Malevič (1878 - 1935), pioniere dell’astrattismo geometrico, confluito poi nel movimento del Suprematismo. Da queste premesse nasce il Nuovo Astrattismo, che si concentra sull'armonizzazione di colore, linea, e forma tenendo in considerazione, non solo l’aspetto plastico ma anche i risultati, ottenuti dalla lavorazione di altri materiali come: l’acciaio, il bronzo o il vetro, tutti elementi impiegati in quel distinto contenitore, appartenuto alle arti applicate e all'oreficeria poi espresso nel design industriale.    


Una ricerca stilistica, che adesso si declina su nuovi presupposti geometrico – astratti, condensata nel simbolismo dei segni, numeri, tracce e dettagli figurativi e portata avanti dall'artista di fama internazionale Angelo Rinaldi.  Il quale mostra, fin dagli anni 60', di avere assimilato la lezione lasciata dal pittore ed esperto della fotocomposizione László Moholy - Nagy (1895 - 1946), quest’ultimo prediligendo nelle sue opere, effetti di trasparenza, lasciati dalle figure geometriche sopra le forme sottostanti.
Una scelta quella della trasparenza e della brillantezza dei colori, che porteranno Rinaldi a creare e a progettare sculture luminose, collaborando con importanti aziende produttrici di vetri, come le fucine Muranesi o a realizzare, su commissione del Museo Ideale Leonardo da Vinci, una fontana in vetro con il nome di “Fonte di Artemide”, avvalendosi di un disegno progettuale di Leonardo da Vinci.
Esperto nella tecnica della sommersione, per cui è un abile artigiano della materia; Rinaldi durante le fasi di colatura del vetro fuso, inserisce elementi aggiuntivi quali: decorazioni, paste, oro, argento, oggetti o disegni, che risultano così “bloccati” nell’involucro vitreo. Un’operazione, che nel corso della fase finale dell’opera, gli consente di sfruttare appieno il potere riflettente della materia nella quarta dimensione della trasparenza; mentre al fruitore, di scrutare all’interno della scultura e addirittura di vedere oltre, senza doversi spostare.
Una ricerca astratta, combinata alla sperimentazione informale, che lo porteranno nel 1996, ad unirsi al movimento “Artisti Artefici”, fondato dall’artista Paola Crema Fallani, di cui fanno parte: Novello Finotti, Igor Mitoraj, Roberto Fallani, Marina Karella, Kurt Laurenz Metzler, Yvan Theimer e Do Vassilakis Konig. Da segnalare, la presenza di Rinaldi, al Museo degli Argenti di Palazzo Pitti di Firenze con l’opera in argento, raffigurante il torso maschile e femminile intitolata l’Adamo ed Eva.   
Rinaldi scansione con sapienza, materiali duttili come il vetro, per passare alla scultura tridimensionale, tanto che adesso la scultura non è più sinonimo di statua ma è concepita nell’utilizzo di materiali che la rendano il più possibile leggera, aerea e trasparente. Pensiamo alla realizzazione in acciaio lucido satinato dell’opera Notte di San Lorenzo (2010), in permanenza, all’interno dei giardini pubblici, antistanti i Musei Civici di Padova, di Piccola nebulosa (2010) oppure l’opera in bronzo intitolata L’altra metà del mondo (2000). Elaborazione stilistica che raggiunge il suo apice con Athletis, una colonna in vetro massello, realizzata attraverso la sommersione di bolle, successivamente scolpita, dorata ed incisa, che ricorda gli antichi prodotti della vetraria ellenistico - alessandrina (III - II a.C.).
Visioni artistiche, come sono state definite, sperimentate dall’artista, attraverso un prontuario di materiali e tecniche che si distinguono dalla fusione delle sculture in ferro e cristallo scolpito, al vetro blu soffiato o in quelle intagliate per sommersione di polveri metalliche. Lavoro ricomposto, rivisitato e sviluppato nel presupposto di un nuovo lessico contemporaneo, composto da segni e simboli espressivi che si estende nella pittura di acrilici su tela o nel cartone e faesite. Con riferimento alle opere in esposizione di: Frammenti - AR 16 (2012), Minotauro (2013) ed Eclissi (2016), oppure confluito nelle tracce archeologiche ed atemporali dei bassorilievi in porcellana dorata denominati Futuro proximo (2015).    

Opere di Angelo Rinaldi sono conservate in musei e collezioni private e pubbliche di tutto il mondo, tra cui Kunst Museum di Düsseldorf in Germania, Fondazione Morishita di Tokyo (Giappone), Istituto di Cultura Italiano di Ljubljana (Slovenia), sezione permanente del Museo degli Argenti di Palazzo Pitti di Firenze. Inoltre si segnala la mostra di sculture nel 2010 intitolata "Di Vetro e nel Vetro: opere di Angelo Rinaldi 1960 - 2010" nelle sale di Palazzo Zuckermann a Padova e dal 2013 opere di pittura e scultura sono esposte all'interno delle sale del Ministero degli Esteri la Farnesina di Roma.  

Appunti d'Arte©2011 Barbara Rossi   

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