Quarto appuntamento negli spazi espositivi delle Sale Rosse presso il Museo Ivan Bruschi di Arezzo. Visibile fino al 7 marzo, la mostra dal titolo Nuovo Astrattismo dell’artista padovano Angelo Rinaldi, realizzata con il sostegno della condotta Slow Food Arezzo e Val Tiberina, che ha programmato per l’occasione, due degustazioni nelle giornate di domenica 29 gennaio con un aperitivo serale e con un brunch nella domenica successiva; come sempre prodotti del territorio a Km0 nel rispetto del tradizionale slogan: buono pulito e giusto.
Un titolo interessante per una mostra tutta da scoprire, che affonda le sue radici già dal significato del termine Astrattismo - intendendo, in pittura e non solo, la ricerca essenziale e ristretta della forma pura, attraverso il tramite dei colori e delle strutture lineari - . Avanguardia artistica che in Italia coincise con le opere di alcuni artisti, tra i quali Mario Radice (1898 - 1987) e Manlio Rho (1901 - 1957), in Olanda, attraverso il neoplasticista Piet Mondrian (1872 - 1944) e in Russia con Kazimir Severinovič Malevič (1878 - 1935), pioniere dell’astrattismo geometrico, confluito poi nel movimento del Suprematismo. Da queste premesse nasce il Nuovo Astrattismo, che si concentra sull'armonizzazione di colore, linea, e forma tenendo in considerazione, non solo l’aspetto plastico ma anche i risultati, ottenuti dalla lavorazione di altri materiali come: l’acciaio, il bronzo o il vetro, tutti elementi impiegati in quel distinto contenitore, appartenuto alle arti applicate e all'oreficeria poi espresso nel design industriale.
Una
ricerca stilistica, che adesso si declina su nuovi presupposti geometrico –
astratti, condensata nel simbolismo dei segni, numeri, tracce e dettagli
figurativi e portata avanti dall'artista di fama internazionale Angelo Rinaldi. Il quale mostra, fin dagli anni 60', di avere
assimilato la lezione lasciata dal pittore ed esperto della fotocomposizione
László Moholy - Nagy (1895 - 1946), quest’ultimo prediligendo nelle sue opere,
effetti di trasparenza, lasciati dalle figure geometriche sopra le forme
sottostanti.
Una scelta quella della trasparenza e della
brillantezza dei colori, che porteranno Rinaldi a creare e a progettare sculture
luminose, collaborando con importanti aziende produttrici di vetri, come le
fucine Muranesi o a realizzare, su commissione del Museo Ideale Leonardo da Vinci,
una fontana in vetro con il nome di “Fonte di Artemide”, avvalendosi di un
disegno progettuale di Leonardo da Vinci.
Esperto nella tecnica della sommersione, per
cui è un abile artigiano della materia; Rinaldi durante le fasi di colatura del vetro fuso,
inserisce elementi aggiuntivi quali: decorazioni, paste, oro, argento, oggetti
o disegni, che risultano così “bloccati” nell’involucro vitreo. Un’operazione, che nel
corso della fase finale dell’opera, gli consente di sfruttare
appieno il potere riflettente della materia nella quarta dimensione della
trasparenza; mentre al fruitore, di scrutare all’interno della scultura e
addirittura di vedere oltre, senza doversi spostare.
Una ricerca astratta, combinata alla sperimentazione
informale, che lo porteranno nel 1996, ad unirsi al movimento “Artisti
Artefici”, fondato dall’artista Paola Crema Fallani, di cui fanno parte:
Novello Finotti, Igor Mitoraj, Roberto Fallani, Marina Karella, Kurt Laurenz
Metzler, Yvan Theimer e Do Vassilakis Konig. Da segnalare, la presenza di
Rinaldi, al Museo degli Argenti di Palazzo Pitti di Firenze con l’opera in
argento, raffigurante il torso maschile e femminile intitolata l’Adamo ed Eva.
Rinaldi scansione con sapienza, materiali duttili
come il vetro, per passare alla scultura tridimensionale, tanto che adesso la
scultura non è più sinonimo di statua ma è concepita nell’utilizzo di materiali
che la rendano il più possibile leggera, aerea e trasparente. Pensiamo alla realizzazione
in acciaio lucido satinato dell’opera Notte
di San Lorenzo (2010), in permanenza, all’interno dei giardini pubblici,
antistanti i Musei Civici di Padova, di Piccola
nebulosa (2010) oppure l’opera in bronzo intitolata L’altra metà del mondo (2000). Elaborazione stilistica che
raggiunge il suo apice con Athletis,
una colonna in vetro massello, realizzata attraverso la sommersione di bolle, successivamente
scolpita, dorata ed incisa, che ricorda gli antichi prodotti della vetraria
ellenistico - alessandrina (III - II a.C.).
Visioni artistiche, come sono state definite,
sperimentate dall’artista, attraverso un prontuario di materiali e tecniche che
si distinguono dalla fusione delle sculture in ferro e cristallo scolpito, al
vetro blu soffiato o in quelle intagliate per sommersione di polveri
metalliche. Lavoro ricomposto, rivisitato e sviluppato nel presupposto di un
nuovo lessico contemporaneo, composto da segni e simboli espressivi che si
estende nella pittura di acrilici su tela o nel cartone e faesite. Con riferimento
alle opere in esposizione di: Frammenti - AR 16 (2012), Minotauro
(2013) ed Eclissi (2016), oppure confluito nelle tracce archeologiche ed
atemporali dei bassorilievi in porcellana dorata denominati Futuro proximo (2015).
Opere di Angelo Rinaldi sono conservate in musei
e collezioni private e pubbliche di tutto il mondo, tra cui Kunst Museum di Düsseldorf in Germania, Fondazione
Morishita di Tokyo (Giappone), Istituto di Cultura Italiano di Ljubljana
(Slovenia), sezione permanente del Museo degli Argenti di Palazzo Pitti di
Firenze. Inoltre si segnala la mostra di sculture nel 2010 intitolata "Di Vetro e nel Vetro: opere di Angelo
Rinaldi 1960 - 2010" nelle sale di Palazzo Zuckermann a Padova e dal
2013 opere di pittura e scultura sono esposte all'interno delle sale del
Ministero degli Esteri la Farnesina di Roma.
Appunti d'Arte©2011 Barbara Rossi
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