L'IPOCRISIA DEL SISTEMA. "UNA TRAGICOMMEDIA"
Ancora una volta ho il piacere di prendere un caffè con la prof.ssa Morra e in questa occasione mi informa dei suoi studi pubblicati sul suo nuovo libro.
Buongiorno, sono la prof.ssa
Cristina Morra e sto prendendo il caffè con la carissima Barbara Rossi. In
questa occasione parleremo del mio ultimo libro intitolato “L'Ipocrisia del
Sistema” sottotitolo “Una tragicommedia” edito da Letizia Arezzo
Aprile 2024.
È una sorta di pamphlet in
cui denuncio i mali del mondo, anzi la pazzia globalizzata odierna. Il libro, anche
se è piccolo, si compone di tre parti: la prima parte, che si svolge in maniera
un po' scherzosa e anche un po' arrabbiata, è una denuncia sulle sciocchezze in
cui siamo immersi, soprattutto le bugie e l'ipocrisia; nella seconda parte,
cito giornalisti, storici, ambientalisti e studiosi che sostengono le cose che affermo;
nella terza parte, analizzo il pensiero di Papa Bergoglio sulle proposte di
speranza per correggere il sistema.
Nella copertina del libro abbiamo inserito
dei fumetti dove, entro delle nuvolette, indico brevi frasi che si riferiscono
al comportamento della gente odierna, come “viva i soldi”, “bella vita” e “falso
impegno”, poi “fake news” e bugie continue: una propaganda martellante dei
politici di tutti i colori, che descrivo anche nella prima parte del libro. I
dibattiti televisivi sono incredibili. Questo “piccolo libro” è una mia
deliberata denuncia ma anche una speranza, affinché la società si dia da fare per
cambiare l’ordine della realtà in cui è caduto il mondo odierno, in modo da non
appiattirsi nella disillusione e nella sfiducia.
Nel libro metti in risalto le contraddizioni sociali, per arrivare all’ingiusta economia del nostro “pianeta squilibrato”, causata dal passaggio da un capitalismo “civile” ad uno predatorio e selvaggio … ce ne vuoi parlare?
Il capitalismo ha subìto negli ultimi decenni una grave involuzione, tanto che non posso
non concordare con quanto dice il professore Luciano Neri, nel libro “Il Pacioli. Dall’economia del PIL all’economia
civile”. Il professore parla di liberismo neo feudale, (confrontare le pp.
23-24 del libro), in cui si dice che il vecchio sistema capitalistico
industriale si è da prima involuto in un neoliberismo finanziario, controllato e
fondato sulla speculazione anziché sulla produzione, per poi degenerare in
questo sistema neoliberistico ma di fatto neofeudale nel quale siamo immersi
oggi e in cui affiorano le figure di feudatario e di servi della gleba: pochi
ricchissimi e tanti servi sempre più poveri di pane, di lavoro, di conoscenza,
il tutto diretto dai colossi delle multinazionali, le quali hanno diritto persino
di non pagare gran parte delle tasse. Una ideocrazia che trasforma l’illecito
in legale e che sprofonda sempre più nel sottosviluppo di Paesi
sottosviluppati, e condanna al progressivo impoverimento la maggioranza della
popolazione degli stessi Paesi avanzati.
Aggiungo un’altra osservazione, sempre riguardo alla prima
domanda che riguarda il capitalismo che si è trasformato: mi riferisco allo
studioso Luciano Pellicani, (crf.pag.37). Vorrei riportare queste sue parole: “(…)
sappiamo che attraverso una infinita serie di lotte si è arrivati alla universalizzazione
dei diritti civili, politici e sociali senza distruggere il mercato come
auspicavano i padri del cosiddetto socialismo scientifico marxista”. Secondo
Pellicani il capitalismo, come macchina produttrice di ricchezza, non ha
alternative e, dal momento che la funzione dei diritti sociali richiede risorse
materiali, il capitalismo va preservato ma non necessariamente, dice Pellicani,
nella forma liberista che ha prevalso negli USA e che risulta, come si diceva
prima, irrazionale e iniqua. Pellicani conclude criticando il relativismo in
cui siamo immersi, ma è pericoloso anche l'assolutismo come quello di tante
religioni o di certi politici.
Stiamo entrando nell’era tecnologica. Pare che la tecnologia come l’IA (intelligenza artificiale) se manipolata, possa uccidere e creare effetti negativi rispetto a quanto di positivo la si era inizialmente pensata…
Si evince,
dalle parole di Franco Brevini, autore che hai citato nel libro, che la
società, culturalmente parlando, non sia pronta ad utilizzare in modo corretto
la tecnologia digitale, conseguenza di numerosi problemi come quelli relativi
alla sicurezza dei dati personali con perdita di ingenti ricchezze... Quali
metodologie potrebbero essere tra le più efficaci per scongiurare questi
aspetti così importanti nella vita di ogni persona?
Unisco le risposte a queste due domande che riguardano le nuove tecnologie, il loro utilizzo, i loro pericoli e soprattutto la IA l’intelligenza artificiale in linea con il pensiero dell'antropologo il viaggiatore Franco Brevini. Dobbiamo riflettere sulle illusioni create dalle nuove tecnologie, distinguendo fra l'uso dei computer e il suo abuso, un uso spesso alienante, isolante e a volte diseducativo per gli studenti e questo è un problema. L’IA o intelligenza artificiale, inserita nei robot oppure che riguarda i droni, capaci di sostituirsi alla mente umana ma senza regole morali né obiettivi progettuali, dovrebbe essere preceduta da correttivi in grado di demitizzare la tecnologia digitale, specie tra i giovanissimi. Usare i computer oppure le varie piattaforme social dovrebbe essere fatto in misura minore; tornare al dialogo in presenza, alla consultazione dei testi scritti, allo studio sui libri, alla riflessione personale con l'aiuto degli insegnanti: tutto questo porterebbe i ragazzi a un minore distacco dalla realtà.
L'antropologo, viaggiatore, opinionista e scrittore
Franco Brevini, non parla solo dei viaggi e dell'evoluzione del turismo nel
corso dei secoli, ma parla anche delle tecnologie innovative che abbiamo descritto
sopra e dell'intelligenza artificiale, affermando: (cfr. pag. 20) “l'opinione
corretta è che i social abbiano successo perché ci consentono di mantenere e di
allargare le nostre relazioni sociali: ma quale tipo di interazioni essi
garantiscono?”. Praticamente è una situazione di isolamento, non è una
situazione di dialogo!
A completamento del pensiero di Brevini, lo scrittore ci
mette sull’avviso, (cfr. pag. 43) con queste parole: “se l'effetto delle
nuove tecnologie fosse davvero di incoraggiare la faciloneria e la fretta anche
fra i banchi di scuola, ci troveremmo in presenza di un clamoroso autogol. Sempre
più i nostri studenti attingono sbrigativamente al web, il copia-incolla è
diventato una tentazione irreversibile; quella che occorrerebbe invece è far
passare a scuola un'idea completamente diversa dell’apprendimento, che
valorizzi il lavoro di ciascuno dentro di sé per impossessarsi di conoscenze e
di abilità”.
Con questa ultima
affermazione professoressa mi trova ampiamente d’accordo dato che questo
atteggiamento lo conosco bene e lo vivo tutti i giorni anche con i miei
studenti “nativi digitali” di ogni ordine e grado.
Invece, per quanto riguarda il comportamento delle persone, dei moderni viaggiatori globalizzati, come vero viaggiatore e studioso del turismo Brevini ci offre un'altra profonda verità: (cfr.pag.42), “la stragrande maggioranza delle popolazioni che formano lo sfondo antropologico delle vacanze esotiche, non saranno in grado di restituire la visita ai turisti che vengono a fotografarle, perché sono nella prigione della povertà in cui gli spostamenti si svolgono con mezzi arcaici. Nei paesi poveri la lontananza continua a valere nella vita di ogni giorno. Per la maggior parte delle persone del pianeta e anche per i disperati che attraversano il mare sulle decrepite carrette degli scafisti, le rive della terra promessa si profilano assai più lontane di quanto lo siano per i vacanzieri, reduci dai soggiorni in terre esotiche”.
Consigli di ritornare alle nostre origini, al concetto di Madre Terra, ma anche inviti a riconsiderare i fondamenti del modello di Economia di mercato. Oggi, l’uomo è ridotto a semplice strumento per finalità subdole come mezzo di propaganda per indici auditel oppure manovrato sulla base di politiche economiche egoistiche imposte dai vari capi o gruppi governativi. Cosa proporresti per migliorare il quadro economico, sociale e politico futuro?
Mi chiedi di parlare del concetto di Madre Terra. Prima però dobbiamo (cfr. pp. 24-26), fare i conti con quel falso infinito del quale ci siamo buttati chiamandolo progresso: cosa c'è di logico e di intelligente nel pensare e praticare un progetto infinito in un pianeta finito? La nostra razionalità illusoria ci porta all’arroganza di non considerare i saperi di popoli e culture millenarie che hanno scritto, nel loro sviluppo antropologico e nelle loro filosofie, il concetto di Madre Terra. Qui cito il professor Neri (cfr. elenco bibliografico), il quale sostiene che già nell'Ottocento, gli scienziati erano asserviti ai poteri degli industriali che estraevano le risorse minerarie e depredavano le foreste…; quando i geologi rifiutarono di chiamare l'era in cui eravamo immersi; già da fine Ottocento e Novecento, con il termine di Antropocene a favore del più asettico Olocene. Oggi si assiste addirittura a processi di analfabetismo pianificato, costringendo le popolazioni dei paesi non occidentali a guardarci dal buco della serratura e a copiarci; ma il concetto di Terra Madre, o Madre Terra nella cosmologia indigena, non è forse lo stesso pensiero che è stato poi sviluppato da alcuni scienziati, economisti e intellettuali? Non è forse la filosofia che troviamo nell’enciclica Laudato sì o nel Cantico delle creature e ancora non è la Teoria di Gaia che lo scienziato britannico James Lovelock elaborò nel 1979? Gaia è il nome dato dai greci antichi alla terra. Il pensiero indigenista e matriottico, al femminile di Madre Terra è protagonista di lotte specialmente in America Latina. La piccola Bolivia è un esempio: nel 2010 Evo Morales ha presentato all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, la dichiarazione universale dei diritti della Madre Terra.
Sempre per la risposta alla domanda numero quattro, ritengo
che dobbiamo smettere di usare l’uomo e la natura come strumenti da sfruttare e
ridare loro il valore vitale che hanno in se stessi, superando la visione
utilitaristica. Concetti che sono le conclusioni del 36esimo Convegno “Un pianeta al collasso”, svoltosi a Città di
Castello in provincia di Perugia il 14 e 15 settembre scorso. Tra i relatori anche Jean Leonard Tuadì: il professore congolese, che
ha ricoperto la carica di assessore per i problemi dell'Africa alla Camera dei Deputati,
ci ha parlato del furto delle terre d'Africa attraverso le multinazionali con il
cosiddetto Land grabbing. Il convegno ha visto poi l’intervento di
Valentino Mercati fondatore di Aboca che ha parlato della sua clinica
delle piante, dell’importanza della buona alimentazione e del Museo di Aboca
a Sansepolcro; mentre la conclusione è stata fatta dal professore e filosofo
Roberto Mancini che ha sintetizzato gli atti del convegno complimentandosi con
il mio libro, di cui stiamo parlando.
In questo convegno si evince l’urgenza di ridare
valore intrinseco all’uomo e alla natura, tanto che bisognerà rivedere i
fondamenti della economia di mercato, e qui andiamo alla pagina 47 del libro,
in cui si riprende quello che avevo sostenuto nel libro precedente “Il mondo… secondo Cristina”: in quel libro ho parlato della improrogabile necessità di
porre fine all'economia distruttiva per il pianeta e per l’uomo e a questa
globalizzazione squilibrata. A tal proposito, mi richiamo al pensiero The Economy of Francesco con l’acronimo EoF
ossia EdC economia di comunione, che Papa Francesco ha lanciato nel 2020,
e in cui parla della necessità di rivedere i problemi ambientali e sociali
collegati tra di loro e soprattutto i diritti dei lavoratori. Pensiero messo in
pratica con la Lettera enciclica Laudato sì del 2015 e poi con l’altra Fratelli tutti.
In chiusura vorrei ribadire come sia importante che questi
studiosi, sia quelli religiosi sia quelli laici, parlino dell'importanza di
darsi da fare per un mondo migliore, sicuro e vivibile.
Chiudo con la bellissima e ultima intervista a Piero
Angela firmata dal giornalista Massimo Polidoro, storico collaboratore di
Angela, due mesi prima della morte, ma che è stata pubblicata a gennaio di
quest'anno prima che scrivessi questo libro.
Piero Angela, che non era credente, invece di parlare
della vera meraviglia del Creato come dicono le persone religiose, parla della
meraviglia del tutto e chiude con queste straordinarie parole: “L’homo
sapiens è come se stesse uscendo oggi dal magico mondo dell'infanzia per
diventare adulto: ci riuscirà? Può smettere di crescere? Può restare chiuso
nella sua stanza, che gli offre protezione e sicurezza, rifiutando di uscirne
per timore di affrontare la realtà? Auguriamoci che avvenga questo auspicio e
che vi sia un alto numero di persone consapevoli ed impegnate capaci di
eliminare l'attuale ipocrisia imperante”. Grazie.
- Autunno 2024 -
Cristina Morra
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