A Pisa è stata inaugurata
da poco la mostra curata da Stefano Zuffi
“Escher. Oltre il possibile” presso le sale BLU | Palazzo d’arte e cultura con
chiusura fissata al 28 gennaio 2018. Una selezione di oltre cento opere
comprendenti: xilografie, acqueforti e mezzetinte del famoso incisore olandese
Maurits Cornelis Escher (1898 – 1972). L’esposizione si articola in nove
sezioni: Volti, Animali, Oggetti e Riflessi, Geometrie e Ritmi, Paesaggi,
L’artista, Architetture fantastiche, Nature e Autoritratti. Il visitatore avrà
così modo di ripercorrere la sua carriera fin dai primi anni venti quando già
diciannovenne si esercitava nelle prime incisioni su linoleum utilizzando nella
composizione dello sfondo una serie di righe verticali, memore degli studi
geometrici portati avanti dal gruppo olandese “de Stijl” e successivamente
riprese dal movimento della “op art”. (cfr. l’incisione Ritratto di Jetta del 1925).
Ritratto di Jetta (1925) |
Studi sperimentali promossi in tutta
Europa e in particolare in Germania alla Staatliches Bauhaus, la scuola di
architettura, arte e design, di cui quasi sicuramente l’artista indirettamente
ne elaborò gli esiti. A Delft e a Haarlem, le storiche città d’arte dell’Olanda,
fu praticante sotto la direzione del suo maestro e incisore, ebreo sefardita,
Samuel Jessurun de Mesquita. Escher iniziò così ad apprezzare l’arte
matematica-razionale della tradizione ebraica e islamica e la confrontò con i
movimenti dell’avanguardia europea. Affascinato dall’illusione visiva sperimentò
composizioni elaborate anche dai grandi maestri del passato quali quelle
lasciate da Van Eyck. Pensiamo al dipinto realizzato dal pittore nel 1434 per i
coniugi Arnolfini, (National Gallery di Londra) e quello del manierista Girolamo
Francesco Maria Mazzola detto Parmigianino: l’Autoritratto entro uno specchio convesso del 1524 (Kunsthistorisches
Museum di Vienna). Un interesse quello per le superfici riflesse che si evince
nella serie esposta dei 24 Emblemata,
accompagnate da motti in latino e in neerlandese e realizzate durante il suo
soggiorno a Roma. Numerosi sono gli scorci italiani che fanno da scenografia
alle sue incisioni. D’altro canto Escher fu un artista che subì anche il
fascino del viaggio inaugurando così il suo personale Grand Tour tra gli incantevoli scorci della costiera Amalfitana, in
alcune zone della Toscana e in quelle del sud Italia. Luoghi rappresentati
nelle architetture fantastiche a carattere geometrico, elaborate dalla sua
immaginazione che percepiva costruzioni “impossibili”. Utili nella comparazione
sono la xilografia Altro Mondo (1947)
o Relatività (1953), confrontate intelligentemente
dal curatore con le opere esposte dell’incisore e architetto Giovan Battista
Piranesi (1720 – 1778). Il merito di Escher (senza mai essere stato un esperto matematico
ma solo un’artista) fu quello di riuscire a utilizzare una molteplicità di combinazioni
ponendole alla stregua di assemblaggi a incastro sia a carattere zoomorfo che a
carattere geometrico. Degne di essere menzionate sono le opere intitolate Metamorphosis I e Metamorfosi II (1939), venti fogli accostati uno all’altro fino a
sviluppare quasi quattro metri di lunghezza.
Metamorphosis I e Metamorfosi II (1939) |
Oppure Stelle, la celebre litografia del 1948, dove nel cielo notturno
fluttuano solidi regolari ispirati alle illustrazioni della Divina Proportione di Luca Pacioli: la
forma composta da tre ottaedri diventa una gabbia popolata da camaleonti.
Stelle (1948) |
Escher si basò costantemente su alcune ricerche, quella intorno al
nastro di Möbius, (cfr. la xilografia
Nastro di Möbius del 1961) dove la
forma è ottenuta con una torsione fino a rappresentare una figura che ricorda
il simbolo matematico dell’infinito.
Nastro di Möbius I (1961) |
Simbolo riportato nelle incisioni che
ricordano gli effetti decorativi della tradizione araba e medievale, in
particolare il castello moresco dell'Alhambra a Granada di cui Escher rimase
colpito dalla regolare divisione dei piani. E il cosiddetto Effetto Droste,
dicitura coniata alla fine degli anni settanta del Novecento dal poeta e
giornalista Nico Scheepmaker, il quale prese spunto dalla marca olandese di
cacao Droste, sulla cui scatola era presente l'immagine di un'infermiera che
teneva in mano un vassoio con una tazza e una scatola della stessa marca;
pubblicità poi creata nel 1904 da Jan Misset. La tecnica consiste in una
ripetizione all'infinito della stessa immagine, secondo un principio matematico
che Escher utilizzò attraverso il disegno ricorsivo.
Effetto Droste |
Gallerie di stampe (1956) |
La xilografia Gallerie di stampe (1956) ne è un
esempio, iniziando il suo percorso dallo sguardo di un visitatore ritratto a
osservare il paesaggio di un quadro appeso nella galleria lo sguardo prosegue
passando impercettibilmente dal dipinto al paesaggio reale ritrovandosi, dopo
un percorso circolare, a osservare la nuca del visitatore attraverso la vetrata
della galleria stessa, in una successione potenzialmente infinita. Una tecnica,
quello dell’Effetto Droste, che si ritrova anche nel verso del Polittico Stefaneschi di Giotto (1320
ca.), nella copertina dell’album Ummagumma
dei Pink Floyd (1969) o nel video di Bohemian
Rhapsody dei Queen (1975).
Maurits Cornelis Escher ha prodotto in tutta la sua carriera circa 448
litografie, xilografie (nelle quali a volte è evidente la matrice düreriana),
incisioni in legno e più di 2000 disegni e schizzi. Illustrò libri, disegnò
arazzi, francobolli postali e murali. A tutt’oggi la sua arte oltre ad
incuriosire appare ancora innovativa, eclettica e spiazzante nonostante il fluire
del tempo.
Appunti d'Arte©2011 Barbara Rossi
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.