Scheda - estratto di articolo.
Autore: Barbara Rossi
Giovanni Antonio Lappoli
Tempera su
tavola, cm 233x157
Montepulciano, Museo Civico, lascito F.
Crociani inv. 71/87
Firmata da Giovanni Antonio Lappoli e datata 1545 la pala è pervenuta al
museo in seguito alla donazione che il collezionista e primicerio della
Cattedrale di Montepulciano, Francesco Crociani, lasciò al Comune nel 1861.
Riguardo alla provenienza originaria della tavola, troppo vaghe sono le notizie
di Vasari (1568) che ricorda: “Fece il
medesimo alcuni quadri di Nostre Donne che sono per Arezzo et in altri luoghi
(…)”. Nessuna notizia risulta dai documenti della collezione Crociani.
Dallo studio dei santi Lucia Monaci Moran (1990) ipotizza che il dipinto sia stato eseguito per il convento di San Girolamo, appartenuto al terz’ordine francescano dell’Osservanza di Montepulciano, e che il san Nicola, venerato nella zona, può essere associato ad un educandato femminile annesso al Monastero. Dello stesso parere anche Antonio Natali e Nicoletta Baldini (2005).
L’opera riporta in basso a destra un’iscrizione:
“IOANNESS. ANT. LAPPOLUS/ARET.
EXPRIMEBAT QU/OD ALIUS ET VOTO/ ET ANIMO CON/ CEPPISSET ANNO/ M.D. XLV”. L’artista dichiara dunque esplicitamente di
essere esecutore di pensieri altrui; e Lucia Monaci Moran (1990) ribadisce che
l’impianto dell’Immacolata Concezione, complesso nel suo significato
concettuale, doveva aver necessariamente richiesto la partecipazione di una
persona dotta coinvolta a qualche titolo nell’allogagione, in grado di
esemplificare e sviluppare queste idee.
Per Giovanna Virde (1997-1999) l’atto di
sottomissione del demonio che viene schiacciato da Maria, raffigurato nel
centro della tavola, è un chiaro riferimento al passo del libro della Genesi (Gn III, 15) in cui è descritta la lotta tra Satana e Maria e
l’avverarsi della profezia con la vittoria finale di lei. Questo tema molto
dibattuto nel clima della Controriforma vide l’Ordine dei Francescani, strenui
sostenitori delle tesi immacoliste, contrapporsi ai Domenicani. Gli studi che
si andavano compiendo riguardo questa rappresentazione si trovano già nel 1527,
quando la compagnia della Santissima Annunziata di Arezzo commissionò a Rosso
Fiorentino un ciclo pittorico che riguardava il ruolo della Vergine nella
redenzione, articolato attraverso le immagini del Rosario. Anche se il Rosso
non concluse gli affreschi rimangono tuttavia alcuni fogli tratti dai libri
della Genesi e dell’Apocalisse come il
Trono di Salomone, conservato al Museo Bonnat di Bayonne, ed in particolare
un disegno per una tavola, mai compiuta, raffigurante la Madonna della Misericordia conservato al Louvre di Parigi. Disegni
che secondo Eugene Carroll (1967) il Lappoli non sottovalutò venti anni più
tardi per la stesura dell’Immacolata
Concezione di Montepulciano.
L’unico studio preparatorio a questa tavola
attribuito alla mano del Lappoli è il disegno identificato da Catherine Monbeig
Goguel (1971) con il n. 2089 al Cabinet des Dessins al Museo del Louvre di
Parigi.
Esaminando i particolari anatomici dei santi si
ritiene infatti che l’artista abbia utilizzato fogli di studi precedenti, come
quello per due piedi e una mano n.
794.I.3028, conservato a Rennes, già usato per la pala dell’Adorazione dei Magi in San Francesco.
Secondo Margherita Lenzini Moriondo (1970)
all’interno della macchinosa rappresentazione si potrebbe nascondere nel volto
del Battista l’autoritratto del pittore.
Bibliografia
VASARI, 1568, ed. 1878-1906, VI, 1881, p. 14; REPETTI, 1839, III, p. 483;
CARROLL, 1967, pp. 303-304; LENZINI MORIONDO, 1970, pp. 44-5; MONBEIG GOGUEL,
1971, pp. 10-11; MONACI MORAN, 1990, p. 18; VIRDE, 1997-1999, p. 40;
NATALI-BALDINI, 2005, pp. 89-93.
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