Dopo il successo invernale della mostra sul Cinquecento tenutasi a
Palazzo Strozzi, eccone il proseguimento storico-temporale nell'allestimento ai
Musei di San Domenico a Forlì. Un’esibizione di opere di alto livello che si
ricongiungono a quell'insieme di idee e fatti storici, focalizzati nella mostra
fiorentina appena conclusasi. Una tra le novità che difficilmente ci vengono
offerte, quando andiamo per mostre, è indubbiamente quella di trovare le pale pittoriche riallestite dentro una
sorta di spazi immaginativi, che ne possano tuttavia rievocare il contesto, e
quindi gli altari primigeni entro i quali furono pensate e progettate. Il
visitatore infatti si calerà dentro l’osservazione delle tavole, spostandosi
agevolmente nella grande sala, ad aula unica, della chiesa domenicana di San
Giacomo Apostolo. Seguendo il filo logico artistico, apre la mostra il grande
arazzo su cartone di Raffaello Sanzio, elaborato dalla Manifattura di Pieter
van Aelst oggi ai Musei Vaticani (Bruxelles
1515-1519).
Bottega di Pieter van Aelst su disegno di Raffaello, Pesca miracolosa. Serie con le storie degli atti degli Apostoli, 1517-19, arazzo. Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano |
Raffaello, come dimostrò nei suoi studi lo storico Erwin
Panofsky (1892 – 1968), fu
l’unico artista che seppe trovare una strada riconciliativa con i mezzi
stilistici fin lì raggiunti. Avvalendosi della nota sprezzatura, argomentata in quegli stessi anni, dall'umanista
Baldassare Castiglione nel trattato del Cortegiano
(Cfr. Raffaello Ritratto di Baldassare Castiglione,
Louvre 1514 – Stanza della Segnatura,
Musei Vaticani 1508/11), il Sanzio riuscì a cogliere in pittura, il
punto più alto e mai raggiunto, riferito allo stato di grazia. Una quiete che non
eccedesse la misura, come affermò più avanti il biografo e artista Giorgio
Vasari nelle sue Vite (in mostra l’olio su tavola della Deposizione proveniente dalla chiesa dei Santi
Donato e Ilariano di Camaldoli –
Arezzo 1539-1540). Ma che ben presto fu destinata a frantumarsi all’interno
del contenitore rinascimentale, in occasione di una fase o più fasi, rientrate
sotto il nome di Manierismo.
Ritratto di Baldassarre Castiglionre. Raffello Sanzio |
A questo proposito sono significative le due opere,
una quella murale staccata, della Sacra
Conversazione (1514)
di Jacopo Carucci o Pontormo, in
prestito dalla chiesa della SS. Annunziata di Firenze, e su cui si ispirò anche
l’aretino Giovanni di Antonio Lappoli, durante il suo apprendistato alla
bottega del maestro (Cfr. Visitazione Badia delle Sante Flora e
Lucilla, Arezzo 1524) e l’altra la fiorentina tavola giunta dalla
cappella Ginori con lo Sposalizio della
Vergine (1523) di Giovan
Battista di Jacopo di Gasparre o Rosso
Fiorentino. Due artisti che inizialmente coglieranno la lezione lasciata da
Raffaello ma che successivamente e rapidamente si spingeranno nel capovolgere
quella grazia, stravolgendola nel prediligere una fitta gamma di colori aciduli
e metallici, ed inserendo nel contesto narrativo personaggi rinsecchiti e
graffianti; come dimostrano le figure degli affreschi pontormeschi della villa
di Poggio a Caiano eseguiti per Papa Leone X Medici.
Pontormo, Sacra Conversazione |
Non di meno si noti
l’atteggiamento del Rosso in merito a
quella certa lascivia abbandonata nelle pose della tavola con il Cristo morto compianto da quattro angeli
(Museum of Fine Arts, Boston 1525),
eseguita per il vescovo di Sansepolcro Leonardo Tornabuoni, uno dei numerosi
prelati fiorentini alla corte papale di Clemente VII Medici. Un periodo
ristretto, detto anche periodo Clementino,
che aprirà le porte a quell’epoca sperimentale e di contestazione da parte di
una ristretta schiera di artisti e umanisti nei confronti della Chiesa. Una fase,
quella Manierista, che non fu solo fatto di polemica e riflessioni in merito ai
principi luterani, ma anche di spaesamento nei confronti di un futuro pieno di
incertezze dove nulla è concluso, persino i confini. Difatti anche la scoperta
dell’America (1492) contribuirà
alla rivalutazione dei nuovi assetti geografici facilitando a sua volta il
passaggio dalla cultura medievale di ispirazione tolemaica in favore di quella
copernicana. Su queste basi, sorgeranno dei circoli privati, il più attivo fu quello
romano tenuto dalla poetessa e nobildonna Vittoria Colonna, (amica di Ludovico Ariosto e Bernardo
Tasso - fondatrice dell’Ordine del Divino Amore), a cui parteciperanno oltre
a Girolamo Mazzola detto il Parmigianino, Pietro Aretino e Michelangelo
Buonarroti. Quest’ultimo che se pur seppe cavalcare con la sua arte, l’onda
irrequieta degli anni centrali del Rinascimento, inserendosi sempre in un
contesto volto ad un costante aggiornamento (non è un caso che la scultura del Cristo risorto Giustiniani (1515 ca.) sia posta come contraltare
all’opposto dell’arazzo di Raffaello), fu destinato, con il suo Giudizio Universale (1536 – 1541) a divenire
l’artista più dibattuto durante le sedute portate avanti dalla Riforma
Tridentina. Cancellare l’affresco oppure no? L’opera in mostra di Daniele da
Volterra, chiamato anche braghettone,
ci occorre in aiuto, riportandoci alla mente, che fu proprio questo artista
minore, a porre fine alla questione e a mettere mano suo mal grado, al grande
apparato pittorico michelangiolesco. Le epoche si inseguono e le stanze
snocciolano opere importanti lasciate da Sebastiano del Piombo e da Tiziano,
non a caso ancora ritratti di Papi ed ecclesiastici collegati al cantiere
nascente del Vaticano. A questo proposito sono interessanti le piante, i progetti
e i modelli degli artisti impegnati per l’edificazione della Basilica di San
Pietro.
Cristo risorto Giustiniani |
Cristo morto compianto da quattro angeli Rosso Fiorentino |
In ultima analisi, a conclusione
di questa epoca feconda del Rinascimento, i fratelli Carracci ci conducono alle
opere dopo la Controriforma. Quelle che seguono i dettami espressi dal Concilio
e quindi dei Carracci e quelle di impronta naturalista espresse nelle opere di Michelangelo
Merisi da Caravaggio. Fanciullo morso da
un ramarro (1596-97),
tela proveniente dalla fondazione Longhi se pur dibattuta nell'attribuzione, e
l’olio su tela con La Madonna dei
Pellegrini, (1604-1606),
giunta dalla Basilica di Sant'Agostino in Campo Marzio a Roma, apriranno ad
un'altra stagione e ad altri dibatti. Non meno controversi se pensiamo al
Caravaggio, oppure ricca di aspettative come fu il Barocco romano. Frutto
dell’elaborazione di una pattuglia di eccellenze, come furono gli architetti
Bernini e Borromini e il pittore Pietro da Cortona, adesso la scena artistica
si sposterà a Roma diventandone anticipatamente la Capitale.
Caravaggio, La Madonna dei Pellegrini |
Ragazzo morso da ramarro Caravaggio |
Appunti d'Arte©2011 Barbara Rossi