giovedì 22 ottobre 2015

Censurare l’arte contemporanea. Il caso Jeff Koons


Nello scorso articolo segnalai quanto ancora le opere contemporanee italiane siano passibili di censura per problemi religiosi, morali o attinenti ad un codice etico. La notizia che riporto è di qualche settimana fa a proposito di quanto è accaduto all’opera dell’artista Jeff Koons, invidiabile a livello mondiale per fama, talento e ricchezza.
Jeffrey Koons (il suo vero nome) è riconosciuto come il continuatore naturale della Pop Art fondata da Andy Warhol. Gusto Neo Pop misto ad opere altrettanto kitsch legate all’influenza del ready-made di Marcel Duchamp, opere apprezzate da molti potenti americani che ne hanno innalzato le vendite a prezzi stellari, un esempio Hanging Heart, esposta a Venezia a Palazzo Grassi è stata poi venduta ad un’asta da Sotheby’s per 23.561.000 milioni di dollari oppure i 58,4 milioni di dollari per Balloon Dog (Orange) totalizzati nell’asta di Christie’s. Quest’anno Firenze ha così voluto dare omaggio a questo artista, presentando il 25 settembre la mostra intitolata Jeff Koons In Florence promossa dal Comune di Firenze. Un allestimento che vede contrapporsi o quanto meno dialogare opere rinascimentali come l’Ercole e Caco dello scultore Baccio Bandinelli (1493-1560) e contemporanee come Gazing Ball (Barberini Faun) ideato da Koons. L’opera realizzata nel 2013 appartiene ad una serie di calchi in gesso ispirati al periodo greco-romano; in questa del fauno nudo, l’artista ha aggiunto una sfera di colore blu specchiante in posizione precaria, ciò per provocare all’osservatore una sensazione di deviazione dello sguardo, dall’ammirazione per la statuaria classica verso la totalità dello spazio ambientale. Poste entrambe sull’arengario, Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio, l’opera di Koons è stata prontamente coperta da un paravento gigliato durante l’incontro del 6 ottobre tra il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e lo sceicco Mohammed Bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario degli Emirati Arabi, colui che ha contribuito al salvataggio della Compagnia aerea Alitalia.

giovedì 8 ottobre 2015

°°°°°°°°°°Forum dell’Arte Contemporanea Prato°°


Forum dell’Arte Contemporanea Prato

Separare la cultura dalla politica: un’urgenza


Nell’ultimo weekend settembrino, il centro storico di Prato si è rivelato luogo di dibattiti e confronti in materia d’arte contemporanea. Al via il primo Forum dell’Arte Contemporanea organizzato dal Museo Pecci, quest’ultimo da poco segnalato come organismo di coordinamento per l’arte contemporanea della Regione Toscana. Tre i luoghi del Forum, al teatro Metastasio dove si è tenuta la presentazione, al Monash University e al palazzo Banci Buonamici sede della Provincia. Curatori, direttori, storici dell’arte, galleristi, artisti e gente comune si sono riuniti a dei tavoli di discussione per moderare, lanciare delle opinioni o comunque riflettere su quanto sta accadendo al mondo dell’arte contemporanea. Le tematiche sono state tra le più variegate e ognuna a mio avviso meriterebbe ulteriori approfondimenti, ma vediamo di fare il punto e parlare un po’ alla volta di quanto si è discusso. Riassumendo le parole del Direttore del Museo Pecci, Fabio Cavallucci, che aveva anche il compito di coordinare i lavori, la prima impressione che ha avuto rientrando da pochi anni dall’estero, è quella senza dubbio che: La nostra Italia si sia trasformata in una sorta di esercito dopo Caporetto, uno senza una gamba, uno senza un braccio, un altro senza un occhio. Nell’arte contemporanea si contano feriti e morti e tutto per la crisi economica e l’assenza di soldi (…). Di certo la presenza degli artisti italiani alle biennali internazionali non è tra le più esaustive, continua il Direttore snocciolando dati alla mano: zero presenze a Istanbul 2014, una a quella di Sidney e di Berlino 2014, nessuna a Manifesta e a San Paolo 2014 ma ben quattro presenze a quella di Venezia e cinque presenze a Istanbul 2015. Tralasciando le ultime due, sembra quasi che il sistema dell’arte internazionale snobbi quella italiana e ciò perché negli anni tutta la struttura non è riuscita, sia ad incentivare il lavoro degli artisti tanto meno a sostenerli nei viaggi oltreoceano perdendo così di credibilità.

 L'IPOCRISIA DEL SISTEMA. "UNA TRAGICOMMEDIA" Ancora una volta ho il piacere di prendere un caffè con la prof.ssa Morra e in q...