giovedì 12 novembre 2015

****La Biennale di Venezia 2015 al fotofinish.**** ***Il Padiglione Italia: come salvarlo dal ridicolo***





Nel primo Forum dell’Arte Contemporanea svoltosi lo scorso settembre a Prato, si è parlato anche della Biennale di Venezia e su come si potrebbe riorganizzare in maniera più efficiente il nostro Padiglione Italia.
Prima però vorrei riassumere brevemente le origini della Biennale. Nata con una delibera dell'Amministrazione comunale del 19 aprile 1893, in cui si propose per l’anno successivo, di "istituire una Esposizione biennale artistica nazionale", che potesse risaltare anche in vista dei festeggiamenti delle nozze d'argento tra il re Umberto e Margherita di Savoia. Dopo vari Consigli, nel 1895 si ebbe l’inaugurazione ufficiale riscuotendo un incredibile successo di pubblico e ben 224.000 furono i visitatori che si recarono nella Laguna e di questi, buona parte in possesso di biglietti speciali ferroviari di andata e ritorno che includevano l'ingresso all'Esposizione…

Nelle biennali seguenti, la Secessione Viennese fu vista come la tendenza artistica del momento, determinando dei rapporti particolarmente privilegiati con l’organizzazione, basta ricordare che proprio in quegli anni fu presentata la Giuditta II di Klimt. La rivincita degli artisti francesi non si fece però attendere e nei maturi anni 20’, il Padiglione francese ospitò retrospettive di Gauguin, Toulouse-Lautrec, Monet, Manet, Degas, Renoir e presentò maestri contemporanei come Matisse (1928), Van Dongen (1930) e Zadkine (1932). La Gran Bretagna organizzò personali di Nicholson, Epstein e Moore, mentre la Germania, prima dell'avvento del nazismo, presentò Marc, Nolde, Klee e gli espressionisti Dix, Hofer, Beckmann, Kirchner e Schmidt-Rottluff.  Nel 1928 fu allestita la mostra sulla Scuola di Parigi con opere di Bissière, Chagall, Ernst e Zadkine. Notevole attenzione venne dedicata agli artisti che in quegli anni risiedevano nella capitale francese. Appels d'Italie fu il titolo che Mario Tozzi scelse per la mostra da lui curata per la Biennale del 1930, un confronto di artisti italiani francesi residenti nella capitale d'oltralpe, mentre Severini nel 1932 presentò proprio una Mostra degli italiani a Parigi, in cui espose, tra le altre opere, I Gladiatori di De Chirico. Con l'avvicinarsi della guerra, il numero di nazioni presenti alla manifestazione diminuì notevolmente, per ridursi a dieci nel 1942, edizione decisamente in tono minore, incentrata su artisti militari. Le due successive edizioni del 1944 e del 1946 non ebbero luogo.

 L'IPOCRISIA DEL SISTEMA. "UNA TRAGICOMMEDIA" Ancora una volta ho il piacere di prendere un caffè con la prof.ssa Morra e in q...