Fino al 14 luglio prosegue
la mostra fiorentina di Andrea di Michele di Francesco Cioni in arte Verrocchio
(1435-1488), una doppia esposizione che vede il filo conduttore dell’attività
del pittore per gli anni giovanili, all'interno delle sale di Palazzo Strozzi,
e della piena maturità nelle due sezioni al Museo del Bargello.
Il valore artistico della mostra lo si riscontra dall'imponente lavoro
di raccolta delle 120 opere che i curatori, Caglioti e De Marchi, hanno portato
a termine lungo una gestazione di ben quattro anni. L’intento, hanno
dichiarato, è stato quello di ridare lucentezza e splendore ad un artista,
quasi dimenticato o non del tutto al centro della critica contemporanea, ma che
in realtà ha fatto scuola ad una generazione di artisti poi divenuti meteore o
astri nascenti nella storia del Rinascimento. Opere di: Sandro Botticelli,
Domenico Ghirlandaio, Desiderio da Settignano, Lorenzo di Credi, Fra’
Bartolomeo, Pietro Perugino, Giovanfrancesco Rustici, Bartolomeo della Gatta,
Leonardo da Vinci, i Pollaiolo, fanno rivivere lo splendore di quelle botteghe
vivaci e dinamiche sparse nei cantieri della Firenze del Quattrocento. Di certo,
l’incombente lezione lasciata da Donatello, dovette portare ad una nuova virata
nel genere della scultura, costringendo gli artisti a studiare i più
sofisticati meccanismi delle pose, delle mani e della torsione del busto, affinché
rimanessero sulla cresta dell’onda e così da ottenere sempre più commissioni.