Nel
primo Forum dell’Arte Contemporanea svoltosi lo scorso settembre a Prato, si è
parlato anche della Biennale di Venezia e su come si potrebbe riorganizzare in
maniera più efficiente il nostro Padiglione Italia.
Prima
però vorrei riassumere brevemente le origini della Biennale. Nata con una
delibera dell'Amministrazione comunale del 19 aprile 1893, in cui si propose per
l’anno successivo, di "istituire una Esposizione biennale artistica
nazionale", che potesse risaltare anche in vista dei festeggiamenti delle
nozze d'argento tra il re Umberto e Margherita di Savoia. Dopo vari Consigli, nel
1895 si ebbe l’inaugurazione ufficiale riscuotendo un incredibile successo di
pubblico e ben 224.000 furono i visitatori che si recarono nella Laguna e di
questi, buona parte in possesso di biglietti speciali ferroviari di andata e ritorno
che includevano l'ingresso all'Esposizione…
Nelle
biennali seguenti, la Secessione Viennese fu vista come la tendenza artistica
del momento, determinando dei rapporti particolarmente privilegiati con
l’organizzazione, basta ricordare che proprio in quegli anni fu presentata la Giuditta II di Klimt. La rivincita degli
artisti francesi non si fece però attendere e nei maturi anni 20’, il Padiglione
francese ospitò retrospettive di Gauguin, Toulouse-Lautrec, Monet, Manet,
Degas, Renoir e presentò maestri contemporanei come Matisse (1928), Van Dongen
(1930) e Zadkine (1932). La Gran Bretagna organizzò personali di Nicholson,
Epstein e Moore, mentre la Germania, prima dell'avvento del nazismo, presentò
Marc, Nolde, Klee e gli espressionisti Dix, Hofer, Beckmann, Kirchner e
Schmidt-Rottluff. Nel 1928 fu allestita
la mostra sulla Scuola di Parigi con opere di Bissière, Chagall, Ernst e
Zadkine. Notevole attenzione venne dedicata agli artisti che in quegli anni risiedevano
nella capitale francese. Appels d'Italie
fu il titolo che Mario Tozzi scelse per la mostra da lui curata per la Biennale
del 1930, un confronto di artisti italiani francesi residenti nella capitale
d'oltralpe, mentre Severini nel 1932 presentò proprio una Mostra degli italiani
a Parigi, in cui espose, tra le altre opere,
I Gladiatori di De Chirico. Con l'avvicinarsi della guerra, il numero di
nazioni presenti alla manifestazione diminuì notevolmente, per ridursi a dieci
nel 1942, edizione decisamente in tono minore, incentrata su artisti militari.
Le due successive edizioni del 1944 e del 1946 non ebbero luogo.