giovedì 24 marzo 2016




Dal 1 al 18 aprile con vernissage sabato 2 c.m. alle ore 17 presso l’Atrio d’Onore della Provincia di Arezzo, si inaugura la mostra dell’artista Massimo Biondi dal titolo: Anime e Tarocchi curata dalla Storica dell’arte Barbara Rossi. Una mostra sui generis resa dal fatto che si espongono sia opere grafiche che scultoree del medesimo artista.
Dopo un percorso lavorativo iniziale, l’artista giunge alla grafica artistica che lo vede impegnato come designer, ricoprendo il ruolo di project leader per note aziende. Biondi ricorrerà a concepire le sue opere proprio avvalendosi di questa tecnica, utilizzandola sia nella resa stilistica, come peculiarità nel trovare tonalità secondo il principio del chiaroscuro, sia come canale e filo conduttore della sua ricerca espressiva.


Le opere raffiguranti il gioco dei Tarocchi, per la precisione gli Arcani Maggiori, ne sono un esempio. Con esse l’artista mostra di aver assimilato echi dalla lezione metafisico-surrealista ma anche stilemi portati avanti successivamente dalla lezione del Clerici. Una combinazione che ne fanno una caratteristica individuale e che si risolve nella buona riuscita delle figure sul piano prospettico create con l’uso del collage e del colore steso a pastello su carta.
Cara a gran parte dei surrealisti e qui ripresa e sintetizzata nell’iconologia e iconografia delle figure, secondo una complessa impostazione di simboli; la tematica che riprende idee e pensieri desunti dall’amore, dal sogno o dalla follia e liberazione dell’essere umano, seguono un percorso di concetti che portano l’osservatore ad un acuto distacco dall’artista, per intraprendere una nuova strada meditativa, nata dall’associazione personale per immagini di ognuno, con il più recondito fattore emotivo - psicologico.


La descrizione di ogni singola carta è sostenuta secondo una precisa rappresentazione delle mani, quest’ultime hanno non solo il compito di tenere saldamente insieme tutto l’impianto compositivo ma anche di collegare lo scambio dialettico che intercorre tra l’artista e l’osservatore. Mani che conferiscono movimento in un campo di azione che per legge si vuole statico, nella comprensione dell’aspetto metafisico, ma che in questo caso ne arricchisce in termini di contenuto. Molti simboli che troviamo nella grafica si compenetrano successivamente nella scultura, come ad esempio i volti ridotti in maschere della carta della Torre si coniugano con talune sculture in legno. Essenze di acero campestre, di Ailanthus, raccolti nelle spiagge del grossetano, vengono successivamente trasformati nell’ottica del reimpiego e del riciclaggio naturale. Alcune opere portano segni e tratti che richiamano espressioni di popoli antichi, evocando i Maya, gli Aztechi, i rilievi nel sito di Chichén Itzá o le sculture totemiche sull’isola di Pasqua ma possono essere anche maschere create dai romani nelle loro rappresentazioni pagane... Qualunque sia la loro associazione, ammesso che se ne trovi una, le sculture ieratiche ed atemporali fanno parte di quell’immaginario incantato che a volte porta ad un aspetto nostalgico-melanconico e che nella vivacità dei colori ci restituisce la suggestione di una parte tra noi vicina e lontana.

Ringrazio il Presidente della Provincia, il Comune di Scandicci, l’Associazione Commercianti Arezzo, gli sponsor tecnici: Azienda agricola Giancarlo Casini, Strade del Vino Terre di Arezzo ed il Consorzio Vacche Rosse, per la realizzazione dell’evento.

          Appunti d'Arte © 2011 Barbara Rossi







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