Dal 1 al 18 aprile con
vernissage sabato 2 c.m. alle ore 17 presso l’Atrio d’Onore della Provincia di
Arezzo, si inaugura la mostra dell’artista Massimo Biondi dal titolo: Anime e Tarocchi curata dalla Storica
dell’arte Barbara Rossi. Una mostra sui generis
resa dal fatto che si espongono sia opere grafiche che scultoree del medesimo
artista.
Dopo un percorso
lavorativo iniziale, l’artista giunge alla grafica artistica che lo vede
impegnato come designer, ricoprendo il ruolo di project leader per note aziende.
Biondi ricorrerà a concepire le sue opere proprio avvalendosi di questa tecnica,
utilizzandola sia nella resa stilistica, come peculiarità nel trovare tonalità
secondo il principio del chiaroscuro, sia come canale e filo conduttore della
sua ricerca espressiva.
Le opere raffiguranti
il gioco dei Tarocchi, per la precisione gli Arcani Maggiori, ne sono un esempio.
Con esse l’artista mostra di aver assimilato echi dalla lezione metafisico-surrealista
ma anche stilemi portati avanti successivamente dalla lezione del Clerici. Una
combinazione che ne fanno una caratteristica individuale e che si risolve nella
buona riuscita delle figure sul piano prospettico create con l’uso del collage
e del colore steso a pastello su carta.
Cara a gran parte dei
surrealisti e qui ripresa e sintetizzata nell’iconologia e iconografia delle
figure, secondo una complessa impostazione di simboli; la tematica che riprende
idee e pensieri desunti dall’amore, dal sogno o dalla follia e liberazione dell’essere
umano, seguono un percorso di concetti che portano l’osservatore ad un acuto
distacco dall’artista, per intraprendere una nuova strada meditativa, nata
dall’associazione personale per immagini di ognuno, con il più recondito fattore
emotivo - psicologico.
La descrizione di ogni
singola carta è sostenuta secondo una precisa rappresentazione delle mani, quest’ultime hanno non solo il compito di tenere saldamente insieme tutto l’impianto
compositivo ma anche di collegare lo scambio dialettico che intercorre tra l’artista
e l’osservatore. Mani che conferiscono movimento in un campo di azione che per
legge si vuole statico, nella comprensione dell’aspetto metafisico, ma che in
questo caso ne arricchisce in termini di contenuto. Molti simboli che troviamo
nella grafica si compenetrano successivamente nella scultura, come ad esempio i
volti ridotti in maschere della carta della Torre
si coniugano con talune sculture in legno. Essenze di acero campestre, di
Ailanthus, raccolti nelle spiagge del grossetano, vengono successivamente trasformati
nell’ottica del reimpiego e del riciclaggio naturale. Alcune opere portano
segni e tratti che richiamano espressioni di popoli antichi, evocando i Maya, gli
Aztechi, i rilievi nel sito di Chichén Itzá o le sculture totemiche sull’isola
di Pasqua ma possono essere anche maschere create dai romani nelle loro
rappresentazioni pagane... Qualunque sia la loro associazione, ammesso che se
ne trovi una, le sculture ieratiche ed atemporali fanno parte di quell’immaginario
incantato che a volte porta ad un aspetto nostalgico-melanconico e che nella vivacità
dei colori ci restituisce la suggestione di una parte tra noi vicina e lontana.
Ringrazio il Presidente della Provincia, il Comune di
Scandicci, l’Associazione Commercianti Arezzo, gli sponsor tecnici: Azienda
agricola Giancarlo Casini, Strade del Vino Terre di Arezzo ed il Consorzio
Vacche Rosse, per la realizzazione dell’evento.
Appunti d'Arte © 2011 Barbara Rossi
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