In occasione della mostra dell’artista Massimo Biondi intitolata: Anime e Tarocchi presso l’Atrio d’Onore della Provincia di Arezzo (1-18 aprile 2016) con vernissage il 2 aprile, vorrei parlare, attraverso un paio di articoli, su quella che è la storia, a mio avviso affascinante, dei tarocchi. In questo primo articolo ho raccolto una serie di appunti riguardo ad un mazzo di carte recentemente acquistato dalla Pinacoteca di Brera.
Nel 2009 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, esercitando
il diritto di prelazione, ha comprato il più antico mazzo (1491) di tarocchi
italiano (78 carte) noto come tarocchi di Sola - Busca dal nome dei suoi ultimi
proprietari. Il mazzo, completo e colorato è considerato il più vecchio al
mondo, accanto a quello purtroppo incompleto, realizzato a suo tempo per i
Visconti e acquistato dallo Stato nel 1971.
I tarocchi di Sola – Busca furono originariamente pensati per il gioco
di corte, quindi per il circolo umanista che sovente si radunava all’interno
delle corti rinascimentali. Un gioco considerato da intellettuali che non
veniva mai sanzionato dalle leggi in vigore, proprio perché non ritenuto gioco
d’azzardo, anzi molto spesso raccomandato come passatempo quotidiano.
Dobbiamo aspettare il XVIII secolo, quando in Francia viene assimilato
nel gioco dei tarocchi anche l’aspetto divinatorio, quando in un momento
particolare della cultura francese, trovò spazio uno smisurato interesse per il
mondo esotico dell’antico Egitto, collegato non solo ad una vasta simbologia ma
via via definito e compendiato con la nascente Massoneria. Alcuni studiosi di
quel periodo, ipotizzarono anche la possibilità che proprio nei tarocchi vi
fosse inserito il libro del dio egizio Thot, conosciuto come Ermete
Trismegisto, l’autore del Corpus
hermeticum: una collezione di scritti dell’antichità, che rappresentava la
fonte di ispirazione del pensiero ermetico e neoplatonico rinascimentale. Libro
che dal ‘700 si è persa ogni traccia, ma che gli studiosi del tempo, ribadirono
con certezza, che tutte le conoscenze del libro di Toth siano giunte fino a noi
attraverso le carte dei tarocchi e che sarebbe bastato dare solo una precisa
chiave di lettura per poter arrivare all’esatta interpretazione.
Ma come si sviluppava all’inizio questo gioco, innanzitutto la
rappresentazione di ciascuna carta ci pone di fronte ad un alto tasso di
simboli, poiché nel gioco si prevedeva una sorta di cammino dell’individuo, che
andava dalle posizioni più legate alla terra e alla condizione umana fino a
raggiungere Dio con il trionfo dell’Angelo o del Giudizio Universale. Si
auspicava quindi quello di rappresentare un percorso interiore (iniziatico) del
giocatore, non alludendo ovviamente ad una lettura specifica sul futuro dello
stesso. In particolare il mazzo in questione, accentua questo aspetto, attraverso
la tematica alchemica ed ermetica inserita anche nelle carte numerali,
quest’ultime mai comparse fino adesso nei mazzi esistenti in circolazione.
L’aspetto ad esempio alchemico, come scrive la studiosa Gnaccolini, è
di fondamentale importanza, dato che la sua conoscenza consente di entrare in
profondità in rapporto con la natura, in qualche caso ci consente addirittura di
modificarla. Un percorso questo ritenuto di elevazione che porta l’essere umano
ad uno stadio quasi di anima semidivina e che fa di tutto nell’avvicinare l’uomo
a Dio attraverso l’approfondimento dell’aspetto conoscitivo, pensiamo appunto alla nascente dottrina neoplatonica.
Purtroppo non si conosce il nome di chi ha commissionato il mazzo
originario, l’ideatore del progetto potrebbe essere un certo Lodovico
Lazzarelli, un umanista nato nel 1447 a San Severino Marche, molto vicino alla
cultura ermetica di quel periodo. Mentre il pittore che tradusse in immagini e
incise le lastre di rame con le iscrizioni originarie, molto probabilmente è il
pittore anconetano Nicola di Maestro Antonio (1448-1511), o, secondo altri
studiosi, un discepolo della scuola di
Cosmè Tura o lui stesso, oppure il pittore centese Marco Zoppo (a mio parere meriterebbe un riscontro stilistico con
il corpus di opere di ciascun pittore entrambi famosi nel circuito artistico
del tempo).
Recentemente gli studi diretti a sciogliere l’enigma circoscritto all’iscrizione
M.S., aggiunta sugli Assi, e ad altri elementi, è da ritenersi verosimile a che
il commissionante riguardo al lavoro aggiuntivo, possa essere il letterato
veneziano Marin Sanudo il Giovane (1466-1536). Mentre solo in epoca successiva
alle carte è stato ripassato il colore con la correzione dell’iscrizione sulla
carta BOCHO in BACHO, con la conseguente aggiunta dei numeri arabi sulle carte
numerali e figurate, assenti nel mazzo originario.
Il Ministero per i Beni Culturali ha acquistato il mazzo per 800 mila euro, destinandolo
all’Istituzione milanese che come detto, era già in possesso di 48 carte di un
più antico mazzo visconteo di tarocchi, detto Brambilla dal nome del suo
possessore. A detta degli esperti le carte sono state acquistate con una
valutazione conclusasi come un vero affare da parte dello Stato, dato che le
singole carte sono stimate mediamente in circa diecimila euro sul mercato se
escludiamo il loro valore estrinseco.
Bibliografia essenziale:
Il segreto dei segreti: i tarocchi Sola Busca e la cultura ermetico-alchemica tra Marche e Veneto alla fine del Quattrocento, a cura di L. P. Gnaccolini e A. De Marchi, Skira, 2012. Catalogo della mostra 2012 – 2013.
Link Pannelli della mostra alla Pinacoteca di Brera
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