Questo blog ha la funzione di interagire con altri appassionati d'arte come me. La lettura e lo scambio di appunti universitari, ricerche e approfondimenti su precise tematiche artistiche, e non solo, hanno lo scopo di arricchire la conoscenza e la cultura fra i diversi fruitori.
venerdì 3 febbraio 2017
giovedì 26 gennaio 2017
Nuovo Astrattismo opere di Angelo Rinaldi a cura di Barbara Rossi
Quarto appuntamento negli spazi espositivi delle Sale Rosse presso il Museo Ivan Bruschi di Arezzo. Visibile fino al 7 marzo, la mostra dal titolo Nuovo Astrattismo dell’artista padovano Angelo Rinaldi, realizzata con il sostegno della condotta Slow Food Arezzo e Val Tiberina, che ha programmato per l’occasione, due degustazioni nelle giornate di domenica 29 gennaio con un aperitivo serale e con un brunch nella domenica successiva; come sempre prodotti del territorio a Km0 nel rispetto del tradizionale slogan: buono pulito e giusto.
Un titolo interessante per una mostra tutta da scoprire, che affonda le sue radici già dal significato del termine Astrattismo - intendendo, in pittura e non solo, la ricerca essenziale e ristretta della forma pura, attraverso il tramite dei colori e delle strutture lineari - . Avanguardia artistica che in Italia coincise con le opere di alcuni artisti, tra i quali Mario Radice (1898 - 1987) e Manlio Rho (1901 - 1957), in Olanda, attraverso il neoplasticista Piet Mondrian (1872 - 1944) e in Russia con Kazimir Severinovič Malevič (1878 - 1935), pioniere dell’astrattismo geometrico, confluito poi nel movimento del Suprematismo. Da queste premesse nasce il Nuovo Astrattismo, che si concentra sull'armonizzazione di colore, linea, e forma tenendo in considerazione, non solo l’aspetto plastico ma anche i risultati, ottenuti dalla lavorazione di altri materiali come: l’acciaio, il bronzo o il vetro, tutti elementi impiegati in quel distinto contenitore, appartenuto alle arti applicate e all'oreficeria poi espresso nel design industriale.
mercoledì 11 gennaio 2017
sabato 10 dicembre 2016
martedì 29 novembre 2016
Madre Terra mostra di Adriano Maraldi a cura di Barbara Rossi
Con Madre Terra titolo della mostra che richiama l’omonima opera,
Adriano Maraldi sembra raccogliere metaforicamente il percorso di un’intera
carriera artistica. Sono infatti ben 29 le opere esposte che completano parte del
catalogo antologico per gli anni 1970 – 2015 dal titolo Io sono … come nella vita! Un percorso pittorico e significativo delle
più importanti tematiche, portate avanti e riassunte attraverso gli ultimi
quadri del 2015.
martedì 22 novembre 2016
Rassegna fotografica della mostra: "La scuola del fumetto aretino in mostra". A cura di Barbara Rossi. Casa Museo Ivan Bruschi Arezzo
Estratto della serata di mercoledì 9 novembre 2016 presso Casa Museo Ivan Bruschi. Evento promosso dalla Condotta Slow Food Arezzo e Val Tiberina.
In esposizione tavole e illustrazioni dei fumettisti: Fabio Civitelli, Marco Bianchini, Maria Laura Sanapo, Lorenzo Palloni, Rossano Rossi e Marco Santucci.
Con la partecipazione di Vineria al 10, Donà dei Monti, Ristorante Mest Arezzo e Azienda Agricola Bio Luxury.
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domenica 6 novembre 2016
Dal disegno caricaturale alle origini del fumetto.
Con l'apertura della mostra dedicata al fumetto presso le sale espositive all'interno della Casa Museo Ivan Bruschi di seguito un breve articolo introduttivo.
Per comprendere le origini del fumetto (racconto consistente in una
sequenza di disegni, con le parti dialogate inserite dentro nuvolette) è
necessario fare un salto a ritroso nel tempo, addirittura di molti secoli fa. Quando
il disegno, veniva utilizzato come forme di “protofumetto”, all’interno delle
narrazioni della vita dei santi. Ne è un esempio il cosiddetto “fumetto”
conservato nella Basilica romana di San Clemente, eseguito ad affresco, dove le
parole pronunciate dai personaggi, anche se prive di balloons, fuoriescono
dalle bocche degli stessi. Così come è affascinante notare il caso della
Colonna Traiana, avvolta nella magnificenza della veste scultorea, vi si
trovano racchiusi in forma episodica, gli avvenimenti salienti della guerra
dacica del 106 d.C. Ma dal XVI secolo in poi, con l’introduzione del disegno
caricaturale, furono introdotte quelle regole strutturali, fatte di norme
retoriche, che ancora oggi sopravvivono nelle vignette della stampa quotidiana.
L’analogia, che privilegia da sempre
la latente similarità fra i tratti dell’animale e quelli dell’uomo, celebre la
sanguigna di Leonardo da Vinci con il Profilo
di vecchia (1490 c.a.). Un altro caso evidente è l’incisione di Gilles
Antoine Demarteau, La contessa di Tunisi
(1750 c.a.), dai tratti fisiognomici
ripresi sempre da Leonardo e forse servita nel 1866, all’illustratore John
Tenniel, per il personaggio della duchessa, come spunto nel romanzo di Lewis
Carroll, Alice nel paese delle meraviglie.
L’Uomo - pecora (1598), di Gian
Battista della Porta e la Caricatura di
cardinale (1633 c.a.) dello scultore Gian Lorenzo Bernini, fino ad arrivare
agli Uomini leonini, nel libro della Théorie de la figure humaine (1773), di
Pieter Paul Rubens, solo per citarne alcuni. All’analogia si aggiungono poi
altre componenti come la sineddoche e
la metonimia, volte ad esagerare una
parte del tutto o a designare un personaggio tramite i blasoni, gli orpelli, i
capi di vestiario, gli strumenti di un’arte o di una professione elevati al
rango di simboli. Elementi che si renderanno più efficaci nel metalinguaggio
della vignetta, ossia di un linguaggio che analizza un altro linguaggio, nella
misura in cui il bersaglio della caricatura è sempre il prodotto dei media e dei suoi strumenti espressivi.
Si delineano così due figure distinte, scindendosi nel tempo, per scopi e
volontà differenti. Quella dell’artista/ritrattista, con il compito di cogliere
l’essenza recondita della realtà, attraverso l’idea platonica, che opera dietro
la superficie delle apparenze, rivelandone il carattere e l’essenza dell’uomo
nel suo significato eroico. E quella del caricaturista, il cui lavoro è teso a
scoprire l’uomo autentico dietro la maschera del potere, della superbia e delle
convenzioni, fino a metterne in mostra l’essenziale piccolezza e deformità, nel
punto in cui l’anima cede alla forza della materia.
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