Con l'apertura della mostra dedicata al fumetto presso le sale espositive all'interno della Casa Museo Ivan Bruschi di seguito un breve articolo introduttivo.
Per comprendere le origini del fumetto (racconto consistente in una
sequenza di disegni, con le parti dialogate inserite dentro nuvolette) è
necessario fare un salto a ritroso nel tempo, addirittura di molti secoli fa. Quando
il disegno, veniva utilizzato come forme di “protofumetto”, all’interno delle
narrazioni della vita dei santi. Ne è un esempio il cosiddetto “fumetto”
conservato nella Basilica romana di San Clemente, eseguito ad affresco, dove le
parole pronunciate dai personaggi, anche se prive di balloons, fuoriescono
dalle bocche degli stessi. Così come è affascinante notare il caso della
Colonna Traiana, avvolta nella magnificenza della veste scultorea, vi si
trovano racchiusi in forma episodica, gli avvenimenti salienti della guerra
dacica del 106 d.C. Ma dal XVI secolo in poi, con l’introduzione del disegno
caricaturale, furono introdotte quelle regole strutturali, fatte di norme
retoriche, che ancora oggi sopravvivono nelle vignette della stampa quotidiana.
L’analogia, che privilegia da sempre
la latente similarità fra i tratti dell’animale e quelli dell’uomo, celebre la
sanguigna di Leonardo da Vinci con il Profilo
di vecchia (1490 c.a.). Un altro caso evidente è l’incisione di Gilles
Antoine Demarteau, La contessa di Tunisi
(1750 c.a.), dai tratti fisiognomici
ripresi sempre da Leonardo e forse servita nel 1866, all’illustratore John
Tenniel, per il personaggio della duchessa, come spunto nel romanzo di Lewis
Carroll, Alice nel paese delle meraviglie.
L’Uomo - pecora (1598), di Gian
Battista della Porta e la Caricatura di
cardinale (1633 c.a.) dello scultore Gian Lorenzo Bernini, fino ad arrivare
agli Uomini leonini, nel libro della Théorie de la figure humaine (1773), di
Pieter Paul Rubens, solo per citarne alcuni. All’analogia si aggiungono poi
altre componenti come la sineddoche e
la metonimia, volte ad esagerare una
parte del tutto o a designare un personaggio tramite i blasoni, gli orpelli, i
capi di vestiario, gli strumenti di un’arte o di una professione elevati al
rango di simboli. Elementi che si renderanno più efficaci nel metalinguaggio
della vignetta, ossia di un linguaggio che analizza un altro linguaggio, nella
misura in cui il bersaglio della caricatura è sempre il prodotto dei media e dei suoi strumenti espressivi.
Si delineano così due figure distinte, scindendosi nel tempo, per scopi e
volontà differenti. Quella dell’artista/ritrattista, con il compito di cogliere
l’essenza recondita della realtà, attraverso l’idea platonica, che opera dietro
la superficie delle apparenze, rivelandone il carattere e l’essenza dell’uomo
nel suo significato eroico. E quella del caricaturista, il cui lavoro è teso a
scoprire l’uomo autentico dietro la maschera del potere, della superbia e delle
convenzioni, fino a metterne in mostra l’essenziale piccolezza e deformità, nel
punto in cui l’anima cede alla forza della materia.