domenica 6 novembre 2016

Dal disegno caricaturale alle origini del fumetto.


Con l'apertura della mostra dedicata al fumetto presso le sale espositive all'interno della Casa Museo Ivan Bruschi di seguito un breve articolo introduttivo.



Per comprendere le origini del fumetto (racconto consistente in una sequenza di disegni, con le parti dialogate inserite dentro nuvolette) è necessario fare un salto a ritroso nel tempo, addirittura di molti secoli fa. Quando il disegno, veniva utilizzato come forme di “protofumetto”, all’interno delle narrazioni della vita dei santi. Ne è un esempio il cosiddetto “fumetto” conservato nella Basilica romana di San Clemente, eseguito ad affresco, dove le parole pronunciate dai personaggi, anche se prive di balloons, fuoriescono dalle bocche degli stessi. Così come è affascinante notare il caso della Colonna Traiana, avvolta nella magnificenza della veste scultorea, vi si trovano racchiusi in forma episodica, gli avvenimenti salienti della guerra dacica del 106 d.C. Ma dal XVI secolo in poi, con l’introduzione del disegno caricaturale, furono introdotte quelle regole strutturali, fatte di norme retoriche, che ancora oggi sopravvivono nelle vignette della stampa quotidiana. L’analogia, che privilegia da sempre la latente similarità fra i tratti dell’animale e quelli dell’uomo, celebre la sanguigna di Leonardo da Vinci con il Profilo di vecchia (1490 c.a.). Un altro caso evidente è l’incisione di Gilles Antoine Demarteau, La contessa di Tunisi (1750 c.a.), dai tratti fisiognomici ripresi sempre da Leonardo e forse servita nel 1866, all’illustratore John Tenniel, per il personaggio della duchessa, come spunto nel romanzo di Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie. L’Uomo - pecora (1598), di Gian Battista della Porta e la Caricatura di cardinale (1633 c.a.) dello scultore Gian Lorenzo Bernini, fino ad arrivare agli Uomini leonini, nel libro della Théorie de la figure humaine (1773), di Pieter Paul Rubens, solo per citarne alcuni. All’analogia si aggiungono poi altre componenti come la sineddoche e la metonimia, volte ad esagerare una parte del tutto o a designare un personaggio tramite i blasoni, gli orpelli, i capi di vestiario, gli strumenti di un’arte o di una professione elevati al rango di simboli. Elementi che si renderanno più efficaci nel metalinguaggio della vignetta, ossia di un linguaggio che analizza un altro linguaggio, nella misura in cui il bersaglio della caricatura è sempre il prodotto dei media e dei suoi strumenti espressivi. Si delineano così due figure distinte, scindendosi nel tempo, per scopi e volontà differenti. Quella dell’artista/ritrattista, con il compito di cogliere l’essenza recondita della realtà, attraverso l’idea platonica, che opera dietro la superficie delle apparenze, rivelandone il carattere e l’essenza dell’uomo nel suo significato eroico. E quella del caricaturista, il cui lavoro è teso a scoprire l’uomo autentico dietro la maschera del potere, della superbia e delle convenzioni, fino a metterne in mostra l’essenziale piccolezza e deformità, nel punto in cui l’anima cede alla forza della materia. 

sabato 5 novembre 2016

La scuola del fumetto aretino in mostra. Esposizione a cura di Barbara Rossi


All'interno delle iniziative della condotta Slow Food Arezzo e Valtiberina, legata al principio di unire il buon cibo all'Arte, è in programma dal 9 al 20 novembre presso Casa Museo Ivan Bruschi di Arezzo l'esposizione di tavole e illustrazioni dei fumettisti: Fabio Civitelli, Rossano Rossi, Marco Bianchini, Marco Santucci, Maria Laura Sanapo e Lorenzo Palloni

La mostra è accompagnata da un evento clou nella serata di mercoledì 9 novembre su prenotazione. Con l'appoggio di una degustazione guidata dai responsabili dell'azienda Donà dei Monti e del noto ristorante Mest di Arezzo verranno proposti assaggi a base di zafferrano dell'azienda agricola Bio Luxury.  








martedì 25 ottobre 2016

ALMA MATER mostra di Elio De Luca a cura di Barbara Rossi al Museo Ivan Bruschi Arezzo


DAL 23 OTTOBRE AL 4 NOVEMBRE 2016


Arianna e il Minotauro


Elio De Luca fin da giovanissimo, coltiva i suoi studi artistici, attraverso la lettura delle opere dei grandi maestri del Novecento, ancor prima di aver mostrato interesse, a quel recupero della tradizione pittorica primitiva e rinascimentale, nel solco lasciato dall'impronta pierfrancescana. Scorci e inquadrature, rielaborati nell'impaginazione e nella meditata lezione lasciata da Ottone Rosai,Campigli, Carrà ma anche da Gino Severini e Ardengo Soffici, per citare artisti territorialmente a lui vicini, si accostano a tangenze che derivano dalle opere del surrealista Paul Delvaux, di cui ne elabora il linguaggio formale, arrivando con rigore alla piena autonomia del tratto.
Figura predominante del suo pensiero è la donna, di cui cerca di sviscerarne i reconditi significati espressivi. Poste sempre in primo piano, in gruppo o in solitudine, si collocano su di uno scenario paesaggistico, utilizzato come se fosse una Quinta teatrale e permeato da un’atmosfera silente e atemporale, dal sapore metafisico ed in perfetta sintonia con i suoi personaggi.

mercoledì 19 ottobre 2016

ALMA MATER mostra dell'artista Elio De Luca a cura di Barbara Rossi



Dal 21 ottobre al 4 novembre mostra di Elio De Luca alla Fondazione Ivan Bruschi di Arezzo

26 ottobre serata degustazione a cura di Slow Food Arezzo e Val Tiberina






Alma Mater mostra dell'artista Elio De Luca a cura di Barbara Rossi
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venerdì 7 ottobre 2016

**Il Pionta. Vescovi e artisti tra XIII e XV secolo**






In attesa della camminata e della visita di ricognizione dell’intera area di scavo, fissata nella mattina di domenica 9 ottobre 2016 ore 10 e organizzata con la volontà delle associazioni: Academo (Arezzo per la Storia), Slow Food condotta di Arezzo e Val Tiberina e A piede libero; non mi resta che argomentare su quella attività artistica ormai dispersa che alcuni studiosi ritengono essersi sviluppata inizialmente intorno alla fabbrica del Duomo Vecchio.


Già nell'Ottocento seguendo lo spirito e l’onda del revival dell’antichità tre insigni aretini, Giacinto Fossombroni, Giovan Francesco De’ Giudici e l’archeologo Gian Francesco Gamurrini evincono dalle loro ricerche sul territorio, come appariva evidente, durante i secoli, il forte legame tra i poteri locali con l’antico Episcopio. A questo proposito trascrivo uno stralcio dell’articolo di Luciana Borri Cristelli (2005) che riferisce dalle notizie desunte dei due studiosi Fossombroni – De’ Giudici: come, mentre il Capitolo della nuova Cattedrale continuava a mantenere nell’antico sito un cappellano, di “quegli insigni Edifizj” si prendeva cura l’Opera “soggetta al Consiglio della Città”: organismo che nel 1395 elegge quattro cittadini per restaurare la tribuna della primitiva cattedrale, ridotta in pessime condizioni; mentre Vasari genericamente, parla del successivo intervento del Vescovo Gentile de’ Becchi (1473 - 1497) a seguito della rovina della “parte di mezzo di quel tempio” (Edizione Torrentiniana 1550). I due studiosi si servono poi dell’edizione Giuntina scritta dal biografo nel 1568, quando sono alla descrizione della tipologia architettonica, nell'identificazione di due edifici ecclesiali: il primo riconosciuto nell'antica chiesa cattedrale di S. Maria e S. Stefano, l’altro con il tempio, successivamente dedicato a S. Donato, ambedue collegati all'immagine lasciata da Pietro Buonamici nel dipinto della Fraternita dei Laici.

sabato 23 luglio 2016

Una lettura del Colle del Pionta attraverso i manoscritti di epoca medievale



A sx una cartapecora del Messale del Pionta f.62r Biblioteca Apostolica Vaticana.
A dx una cartapecora del manoscritto 363.III.3a Biblioteca della Città di Arezzo.

Il Colle del Pionta o Duomo vecchio sta ad indicare quel fitto e ricco complesso di edifici a carattere cultuale e non, eretti durante i secoli e portati avanti nell’epoca medievale dall’autorità vescovile.
Ad oggi gli scavi sono ripartiti con l’impegno di Mauro Mariottini, presidente dell’associazione Academo, che promuove ed è concessionaria dei lavori, degli archeologi delle varie Università e con il sostegno dei volontari. A tale proposito vorrei riannodare, con alcuni articoli, questo pezzo di storia che negli ultimi secoli è purtroppo rimasto scollegato nella viva memoria cittadina ma che da questo Colle trae le sue origini.

 L'IPOCRISIA DEL SISTEMA. "UNA TRAGICOMMEDIA" Ancora una volta ho il piacere di prendere un caffè con la prof.ssa Morra e in q...