Estratto dal libro: “Il cibo
dell’uomo” (2015) di Franco Berrino, medico, patologo, epidemiologo,
presidente dell’associazione “La Grande Via”, già direttore del Dipartimento di
Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano,
ha promosso lo sviluppo dei registri tumori in Italia e in Europa, grandi studi
per indagare il rapporto fra stile alimentare, livelli ormonali e successiva
incidenza del cancro e sperimentazioni sullo stile di vita per prevenire
l’incidenza del cancro al seno e delle sue recidive (progetti DIANA).
Nella medicina tradizionale cinese le
carni sono considerate gli alimenti tonificanti per eccellenza, tonificano il
Qi e nutrono il sangue, sono considerate particolarmente efficaci in chi ha
malattie debilitanti, ma devono essere assunte con moderazione perché essendo
toniche creano facilmente eccessi, stasi; una persona sana dovrebbe assumerne
solo saltuariamente.
Anche nella nostra tradizione medica
le carni erano raccomandate, in tempi in cui il loro consumo era eccezionale
(praticamente fino alla metà del secolo scorso), a chi doveva superare una
malattia. Poi, nella seconda metà del secolo, il consumo di carne è cresciuto
fino a minacciare seriamente la salute dell’uomo e del pianeta.
A fine ottobre del 2015 l’Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità annuncia di aver classificato il consumo di carni rosse come
probabilmente cancerogeno per l’uomo.
La notizia è stata presa molto male
in ambienti economici, sanitari e giornalistici. I titoli in prima pagina
riflettono ignoranza e conflitti di interesse.