Questo blog ha la funzione di interagire con altri appassionati d'arte come me. La lettura e lo scambio di appunti universitari, ricerche e approfondimenti su precise tematiche artistiche, e non solo, hanno lo scopo di arricchire la conoscenza e la cultura fra i diversi fruitori.
sabato 10 dicembre 2016
martedì 29 novembre 2016
Madre Terra mostra di Adriano Maraldi a cura di Barbara Rossi
Con Madre Terra titolo della mostra che richiama l’omonima opera,
Adriano Maraldi sembra raccogliere metaforicamente il percorso di un’intera
carriera artistica. Sono infatti ben 29 le opere esposte che completano parte del
catalogo antologico per gli anni 1970 – 2015 dal titolo Io sono … come nella vita! Un percorso pittorico e significativo delle
più importanti tematiche, portate avanti e riassunte attraverso gli ultimi
quadri del 2015.
martedì 22 novembre 2016
Rassegna fotografica della mostra: "La scuola del fumetto aretino in mostra". A cura di Barbara Rossi. Casa Museo Ivan Bruschi Arezzo
Estratto della serata di mercoledì 9 novembre 2016 presso Casa Museo Ivan Bruschi. Evento promosso dalla Condotta Slow Food Arezzo e Val Tiberina.
In esposizione tavole e illustrazioni dei fumettisti: Fabio Civitelli, Marco Bianchini, Maria Laura Sanapo, Lorenzo Palloni, Rossano Rossi e Marco Santucci.
Con la partecipazione di Vineria al 10, Donà dei Monti, Ristorante Mest Arezzo e Azienda Agricola Bio Luxury.
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domenica 6 novembre 2016
Dal disegno caricaturale alle origini del fumetto.
Con l'apertura della mostra dedicata al fumetto presso le sale espositive all'interno della Casa Museo Ivan Bruschi di seguito un breve articolo introduttivo.
Per comprendere le origini del fumetto (racconto consistente in una
sequenza di disegni, con le parti dialogate inserite dentro nuvolette) è
necessario fare un salto a ritroso nel tempo, addirittura di molti secoli fa. Quando
il disegno, veniva utilizzato come forme di “protofumetto”, all’interno delle
narrazioni della vita dei santi. Ne è un esempio il cosiddetto “fumetto”
conservato nella Basilica romana di San Clemente, eseguito ad affresco, dove le
parole pronunciate dai personaggi, anche se prive di balloons, fuoriescono
dalle bocche degli stessi. Così come è affascinante notare il caso della
Colonna Traiana, avvolta nella magnificenza della veste scultorea, vi si
trovano racchiusi in forma episodica, gli avvenimenti salienti della guerra
dacica del 106 d.C. Ma dal XVI secolo in poi, con l’introduzione del disegno
caricaturale, furono introdotte quelle regole strutturali, fatte di norme
retoriche, che ancora oggi sopravvivono nelle vignette della stampa quotidiana.
L’analogia, che privilegia da sempre
la latente similarità fra i tratti dell’animale e quelli dell’uomo, celebre la
sanguigna di Leonardo da Vinci con il Profilo
di vecchia (1490 c.a.). Un altro caso evidente è l’incisione di Gilles
Antoine Demarteau, La contessa di Tunisi
(1750 c.a.), dai tratti fisiognomici
ripresi sempre da Leonardo e forse servita nel 1866, all’illustratore John
Tenniel, per il personaggio della duchessa, come spunto nel romanzo di Lewis
Carroll, Alice nel paese delle meraviglie.
L’Uomo - pecora (1598), di Gian
Battista della Porta e la Caricatura di
cardinale (1633 c.a.) dello scultore Gian Lorenzo Bernini, fino ad arrivare
agli Uomini leonini, nel libro della Théorie de la figure humaine (1773), di
Pieter Paul Rubens, solo per citarne alcuni. All’analogia si aggiungono poi
altre componenti come la sineddoche e
la metonimia, volte ad esagerare una
parte del tutto o a designare un personaggio tramite i blasoni, gli orpelli, i
capi di vestiario, gli strumenti di un’arte o di una professione elevati al
rango di simboli. Elementi che si renderanno più efficaci nel metalinguaggio
della vignetta, ossia di un linguaggio che analizza un altro linguaggio, nella
misura in cui il bersaglio della caricatura è sempre il prodotto dei media e dei suoi strumenti espressivi.
Si delineano così due figure distinte, scindendosi nel tempo, per scopi e
volontà differenti. Quella dell’artista/ritrattista, con il compito di cogliere
l’essenza recondita della realtà, attraverso l’idea platonica, che opera dietro
la superficie delle apparenze, rivelandone il carattere e l’essenza dell’uomo
nel suo significato eroico. E quella del caricaturista, il cui lavoro è teso a
scoprire l’uomo autentico dietro la maschera del potere, della superbia e delle
convenzioni, fino a metterne in mostra l’essenziale piccolezza e deformità, nel
punto in cui l’anima cede alla forza della materia.
sabato 5 novembre 2016
La scuola del fumetto aretino in mostra. Esposizione a cura di Barbara Rossi
All'interno delle iniziative della condotta Slow Food Arezzo e Valtiberina, legata al principio di unire il buon cibo all'Arte, è in programma dal 9 al 20 novembre presso Casa Museo Ivan Bruschi di Arezzo l'esposizione di tavole e illustrazioni dei fumettisti: Fabio Civitelli, Rossano Rossi, Marco Bianchini, Marco Santucci, Maria Laura Sanapo e Lorenzo Palloni.
La mostra è accompagnata da un evento clou nella serata di mercoledì 9 novembre su prenotazione. Con l'appoggio di una degustazione guidata dai responsabili dell'azienda Donà dei Monti e del noto ristorante Mest di Arezzo verranno proposti assaggi a base di zafferrano dell'azienda agricola Bio Luxury.
martedì 1 novembre 2016
martedì 25 ottobre 2016
ALMA MATER mostra di Elio De Luca a cura di Barbara Rossi al Museo Ivan Bruschi Arezzo
DAL 23 OTTOBRE AL 4 NOVEMBRE 2016
Arianna e il Minotauro
Figura
predominante del suo pensiero è la donna, di cui cerca di sviscerarne i reconditi
significati espressivi. Poste sempre in primo piano, in gruppo o in solitudine,
si collocano su di uno scenario paesaggistico, utilizzato come se fosse una Quinta
teatrale e permeato da un’atmosfera silente e atemporale, dal sapore metafisico
ed in perfetta sintonia con i suoi personaggi.
mercoledì 19 ottobre 2016
ALMA MATER mostra dell'artista Elio De Luca a cura di Barbara Rossi
venerdì 7 ottobre 2016
**Il Pionta. Vescovi e artisti tra XIII e XV secolo**
In attesa della camminata e della visita di ricognizione
dell’intera area di scavo, fissata nella mattina di domenica 9 ottobre 2016 ore
10 e organizzata con la volontà delle associazioni: Academo (Arezzo per la Storia),
Slow Food condotta di Arezzo e Val Tiberina e A piede libero; non mi
resta che argomentare su quella attività artistica ormai dispersa che alcuni
studiosi ritengono essersi sviluppata inizialmente intorno alla fabbrica del
Duomo Vecchio.
Già nell'Ottocento seguendo lo spirito e l’onda del revival dell’antichità tre insigni aretini, Giacinto
Fossombroni, Giovan Francesco De’ Giudici e l’archeologo Gian Francesco
Gamurrini evincono dalle loro ricerche sul territorio, come appariva evidente, durante
i secoli, il forte legame tra i poteri locali con l’antico Episcopio. A questo
proposito trascrivo uno stralcio dell’articolo di Luciana Borri Cristelli (2005)
che riferisce dalle notizie desunte dei due studiosi Fossombroni – De’ Giudici:
come, mentre il Capitolo della nuova Cattedrale continuava a mantenere
nell’antico sito un cappellano, di “quegli insigni Edifizj” si prendeva cura
l’Opera “soggetta al Consiglio della Città”: organismo che nel 1395 elegge
quattro cittadini per restaurare la tribuna della primitiva cattedrale, ridotta
in pessime condizioni; mentre Vasari genericamente, parla del successivo
intervento del Vescovo Gentile de’ Becchi (1473 - 1497) a seguito della rovina
della “parte di mezzo di quel tempio” (Edizione Torrentiniana 1550). I due studiosi
si servono poi dell’edizione Giuntina scritta dal biografo nel 1568, quando
sono alla descrizione della tipologia architettonica, nell'identificazione di
due edifici ecclesiali: il primo riconosciuto nell'antica chiesa cattedrale di
S. Maria e S. Stefano, l’altro con il tempio, successivamente dedicato a S.
Donato, ambedue collegati all'immagine lasciata da Pietro Buonamici nel dipinto
della Fraternita dei Laici.
sabato 23 luglio 2016
Una lettura del Colle del Pionta attraverso i manoscritti di epoca medievale
A sx una cartapecora del Messale del Pionta f.62r Biblioteca Apostolica Vaticana.
A dx una cartapecora del manoscritto 363.III.3a Biblioteca della Città di Arezzo.
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Il Colle del Pionta o
Duomo vecchio sta ad indicare quel fitto e ricco complesso di edifici a
carattere cultuale e non, eretti durante i secoli e portati avanti nell’epoca
medievale dall’autorità vescovile.
Ad oggi gli scavi sono
ripartiti con l’impegno di Mauro Mariottini, presidente dell’associazione Academo, che promuove ed è concessionaria dei lavori, degli archeologi delle
varie Università e con il sostegno dei volontari. A tale proposito vorrei riannodare,
con alcuni articoli, questo pezzo di storia che negli ultimi secoli è purtroppo
rimasto scollegato nella viva memoria cittadina ma che da questo Colle trae le
sue origini.
sabato 4 giugno 2016
Riflessioni intorno alla mostra: Piero della Francesca. Indagine su un mito. Forlì
Vale la pena programmare una visita più che approfondita a questa
mostra dal titolo “Piero della Francesca. Indagine su un mito”, ancora attiva all'interno dei Musei di San Domenico di Forlì. Una collezione di opere che ci aiutano
a comprendere la riscoperta di questo grande artista, caduto nell'oblio per
alcuni secoli e poi rivalutato tra Otto e Novecento. Ed è proprio questo il filo
conduttore della mostra, che ha come pretesto, quello di indagare la portata
della sua opera, attraverso le indicazioni e lo studio di alcuni autorevoli
critici della storia dell’arte moderna, fra i quali Bernard Berenson, Adolfo
Venturi e in particolare Roberto Longhi. Da apripista alla mostra un’opera
pregevole, la scultura marmorea del Busto
di Battista Sforza realizzata intorno al 1472 – 1475 dallo scultore
Francesco Laurana. Moglie di Federico da Montefeltro, il calco fu probabilmente
desunto da un ritratto postumo della donna, morta il 6 luglio 1472. L’opera
oltre ad indicare i rapporti stringenti che l’artista ebbe con i duchi di
Urbino, ha la funzione di richiamare alla mente del visitatore il Doppio ritratto dei Duchi d’Urbino
eseguito da Piero e conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze. Sempre
ispirata a Battista Sforza è l’altra opera, il piccolo dipinto di CarloCarrà,
esposto poco più avanti: L’amante
dell’ingegnere (1921) con il quale l’artista chiuse quell'intensa stagione
metafisica insieme a Giorgio De Chirico.
giovedì 24 marzo 2016
Dal 1 al 18 aprile con
vernissage sabato 2 c.m. alle ore 17 presso l’Atrio d’Onore della Provincia di
Arezzo, si inaugura la mostra dell’artista Massimo Biondi dal titolo: Anime e Tarocchi curata dalla Storica
dell’arte Barbara Rossi. Una mostra sui generis
resa dal fatto che si espongono sia opere grafiche che scultoree del medesimo
artista.
Dopo un percorso
lavorativo iniziale, l’artista giunge alla grafica artistica che lo vede
impegnato come designer, ricoprendo il ruolo di project leader per note aziende.
Biondi ricorrerà a concepire le sue opere proprio avvalendosi di questa tecnica,
utilizzandola sia nella resa stilistica, come peculiarità nel trovare tonalità
secondo il principio del chiaroscuro, sia come canale e filo conduttore della
sua ricerca espressiva.
lunedì 21 marzo 2016
I Tarocchi Visconti - Sforza e i Tarocchi Cary-Yale
In occasione della mostra: "Anime e Tarocchi" dell'artista Massimo Biondi presso l'Atrio d'Onore della Provincia di Arezzo, dal 1 al 18 aprile con VERNISSAGE IL 2 APRILE IN CONCOMITANZA CON LA FIERA ANTIQUARIA.
Vorrei segnalare questo articolo inerente agli antichi mazzi di Tarocchi ancora esistenti.
I Tarocchi Visconte di Modrone o detti Cary-Yale (poiché conservati presso la Biblioteca dell’Università di Yale, U.S.A) sono un gruppo di 67 carte, dipinte a mano e ricoperte da una lamina d’oro finemente lavorata a bulino. Emblemi della famiglia Visconti come: la corona con i rami di alloro e di palma, i motti A bon droyt (“a buon diritto”) e Phote mante (cioè il faut mantenir, “bisogna mantenere”) sono impressi consequenzialmente su ciascuna carta. Come nota lo storico Giordano Berti, tutte le carte di Denari portano incisa ora l'una, ora l'altra faccia del fiorino d'oro fatto coniare dal duca Filippo Maria Visconti nel 1442. Il fiorino restò in uso fino al 1447, quando il duca morì e il governo di Milano passò alla Repubblica Ambrosiana. In quello stesso anno fu coniata una nuova moneta, l'ambrosino d'oro, utilizzato fino al 1450. Dunque, l'epoca di realizzazione dei Tarocchi di Yale è certa: tra il 1442 e il 1447. La realizzazione pittorica, in base all'antica testimonianza di Pier Candido Decembrio, biografo del duca, andrebbe attribuita a Michelino da Besozzo. Merita una segnalazione la carta degli Amanti, dove viene raffigurato un baldacchino con gli stemmi dei Visconti e dei Savoia, forse allusione alle seconde nozze di Filippo Maria Visconti con Maria di Savoia, nel 1428.
giovedì 17 marzo 2016
******I TAROCCHI DI SOLA - BUSCA *********
In occasione della mostra dell’artista Massimo Biondi intitolata: Anime e Tarocchi presso l’Atrio d’Onore della Provincia di Arezzo (1-18 aprile 2016) con vernissage il 2 aprile, vorrei parlare, attraverso un paio di articoli, su quella che è la storia, a mio avviso affascinante, dei tarocchi. In questo primo articolo ho raccolto una serie di appunti riguardo ad un mazzo di carte recentemente acquistato dalla Pinacoteca di Brera.
Nel 2009 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, esercitando
il diritto di prelazione, ha comprato il più antico mazzo (1491) di tarocchi
italiano (78 carte) noto come tarocchi di Sola - Busca dal nome dei suoi ultimi
proprietari. Il mazzo, completo e colorato è considerato il più vecchio al
mondo, accanto a quello purtroppo incompleto, realizzato a suo tempo per i
Visconti e acquistato dallo Stato nel 1971.
I tarocchi di Sola – Busca furono originariamente pensati per il gioco
di corte, quindi per il circolo umanista che sovente si radunava all’interno
delle corti rinascimentali. Un gioco considerato da intellettuali che non
veniva mai sanzionato dalle leggi in vigore, proprio perché non ritenuto gioco
d’azzardo, anzi molto spesso raccomandato come passatempo quotidiano.
Dobbiamo aspettare il XVIII secolo, quando in Francia viene assimilato
nel gioco dei tarocchi anche l’aspetto divinatorio, quando in un momento
particolare della cultura francese, trovò spazio uno smisurato interesse per il
mondo esotico dell’antico Egitto, collegato non solo ad una vasta simbologia ma
via via definito e compendiato con la nascente Massoneria. Alcuni studiosi di
quel periodo, ipotizzarono anche la possibilità che proprio nei tarocchi vi
fosse inserito il libro del dio egizio Thot, conosciuto come Ermete
Trismegisto, l’autore del Corpus
hermeticum: una collezione di scritti dell’antichità, che rappresentava la
fonte di ispirazione del pensiero ermetico e neoplatonico rinascimentale. Libro
che dal ‘700 si è persa ogni traccia, ma che gli studiosi del tempo, ribadirono
con certezza, che tutte le conoscenze del libro di Toth siano giunte fino a noi
attraverso le carte dei tarocchi e che sarebbe bastato dare solo una precisa
chiave di lettura per poter arrivare all’esatta interpretazione.
lunedì 14 marzo 2016
venerdì 22 gennaio 2016
Metafisica e avanguardie, Giorgio de Chirico e l'arte
Fino al 28 febbraio 2016 al Palazzo dei
Diamanti di Ferrara si tiene un’interessante mostra su Giorgio de Chirico
intitolata Metafisica e Avanguardie.
Si tratta di un’esposizione di opere eseguite tra 1915 e il 1919, il cosiddetto
periodo metafisico dell’artista, quando il pittore, ritornato da Parigi,
soggiornò per un breve tempo a Ferrara. Il percorso espositivo corredato da
approfondite didascalie, si snoda attraverso un interessante carteggio tra
artisti e poeti, esemplare la corrispondenza con il poeta Guillaume
Apollinaire. In effetti de Chirico e non solo, ma anche l’ambiente parigino,
crearono vicendevolmente una sorta di osmosi con alcuni personaggi famosi, come
le ricerche compiute in quegli anni da Pablo Picasso e dei cubisti, dal critico
d’arte e pittore Maurice Raynal o dal mercante d’arte Paul Guillaume, colui che
intratteneva affari anche con altri artisti italiani come Amedeo Modigliani. Da
quell’esperienza de Chirico ne approfondirà alcuni richiami, sciogliendoli con
echi desunti dalla pittura di due grandi artisti: il poeta e pittore Gustave
Courbet e dei suoi paesaggi, per il quale nutriva una profonda ammirazione e ancor
prima con i testi pittorici ripresi dal tedesco Arnold Böcklin.
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